Davide Pilatti, il generale rodigino che difende l'Italia dagli attacchi informatici

Davide Pilatti, il generale rodigino che difende l'Italia dagli attacchi informatici
ROVIGO - A Rovigo l'Esercito non c'è più da un decennio, dal dicembre 2012, quando è stata definitivamente dismessa la caserma Silvestri, che ospitava...

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ROVIGO - A Rovigo l'Esercito non c'è più da un decennio, dal dicembre 2012, quando è stata definitivamente dismessa la caserma Silvestri, che ospitava il 5° Reggimento artiglieria contraerea Pescara. Ma a tenere alto il nome di Rovigo nell'Esercito ci pensa Davide Pilatti, che ha raggiunto il grado di generale di Brigata e che dallo scorso settembre è alla guida del Comando trasmissioni, unità che si articola in sette battaglioni, da un capo all'altro della Penisola, e che svolge compiti fondamentali ed all'avanguardia nelle comunicazioni in senso lato e nella protezione dagli attacchi informatici. Un incarico di grande responsabilità per il generale Pilatti, nato a Rovigo 50 anni fa, laureato in Informatica, con un Master in Studi internazionali strategicomilitari e consigliere giuridico in Diritto internazionale umanitario e Diritto delle operazioni militari.


Come è maturata la scelta della carriera militare?
«Mi incuriosì un cartellone affisso davanti al Palazzo della Gran guardia che promuoveva una conferenza informativa sulle Accademie militari. Il titolo era "Comandanti di uomini" e questo mi colpì. Oggi, invece, è possibile informarsi sui concorsi tramite il sito internet dell'Esercito o sulle piattaforme social».


Quali sono state le missioni cui ha partecipato e quali sono stati i passaggi principali della sua carriera?
«Sono stato in missione in Bosnia Erzegovina, in Kosovo, in Afghanistan. Missioni diverse, ma con due elementi comuni: il primo, la gente del posto, in particolare i bambini, spesso in condizioni di vita molto problematiche, ma con in viso il sorriso della speranza. Il secondo, lo spirito di solidarietà che accomunava noi soldati. Allo Stato Maggiore dell'Esercito mi sono occupato del programma "Forza Nec", Network Enabled Capability, il programma interforze per la digitalizzazione delle unità. Nel 2017, mi è stato affidato il comando del 7. Reggimento trasmissioni a Sacile, in provincia di Pordenone, e dopo una nuova parentesi allo Stato Maggiore, da settembre scorso ho assunto l'incarico di comandante delle Trasmissioni».


Cosa fa il Comando Trasmissioni?
«Le Trasmissioni assicurano la funzionalità e la sicurezza della rete di telecomunicazioni militari sul territorio nazionale e garantiscono i collegamenti durante le operazioni. Inoltre, hanno il compito di proteggere le nostre reti da attacchi cibernetici esterni, anche in collaborazione con aziende esterne e università. In supporto del commissario straordinario per il Mose e del consorzio Venezia Nuova, l'Esercito ha realizzato e gestisce anche l'esercizio del complesso sistema di telecomunicazioni che consente il sollevamento delle paratoie mobili».


Quanti reparti lo compongono?
«Il Comando Trasmissioni è articolato su 4 reggimenti di supporto alla manovra, con sedi ad Avellino, Bolzano, Civitavecchia e Sacile, 3 reggimenti di supporto nazionale, con sedi a Cagliari, Firenze, Nocera Inferiore, Palermo, Roma e Torino, il Reparto Sicurezza Cibernetica a Roma, il Reparto Tecnico Elettronico ad Anzio e la Scuola delle Trasmissioni e Informatica, sempre a Roma».


Cosa rappresenta l'Esercito per lei e cosa i cittadini si devono aspettare dell'Esercito?
«L'Esercito è un'istituzione sana, una macchina sempre pronta, in caso di necessità, e preparata a intervenire in ogni scenario. Lo abbiamo visto in occasione di gravi eventi a supporto della Protezione civile, oltre che in tutte le missioni all'estero, dove l'Esercito italiano si è fatto apprezzare per tratto, concretezza, capacità. Ancorché la sicurezza possa essere un concetto a volte impalpabile, credo sia una garanzia per gli Italiani il poter contare sempre sull'Esercito».


Qual è il suo rapporto con Rovigo?


«A Rovigo devo molto. La sua gente mi ha insegnato i valori del sacrificio, della conquista con il merito personale, della solidarietà reciproca. E mi sia consentito di ringraziare i miei genitori, rodigini doc, per quanto mi hanno trasmesso, per i loro insegnamenti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino