Truffa all'Ater di Padova per 480 mila euro, il caso finisce alla Corte dei Conti

L'autore del raggiro, quando si è visto scoperto, ha deciso di togliersi la vita. Gli imputati sono 19

Ater
PADOVA - Il caso della truffa da 480 mila euro ai danni dell’Ater è stato segnalato alla Corte dei Conti. Il pubblico ministero Maria D’Arpa, titolare delle...

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PADOVA - Il caso della truffa da 480 mila euro ai danni dell’Ater è stato segnalato alla Corte dei Conti. Il pubblico ministero Maria D’Arpa, titolare delle indagini, ha trasmesso gli atti ai magistrati contabili veneziani sospettando un danno erariale all’ente. Secondo l’accusa, almeno tre dipendenti sapevano di quella montagna di denaro fuoriuscita dalle casse dell’istituto di via Raggio di Sole e non hanno denunciato. Intanto ieri, nel primo pomeriggio, è andata in scena una seconda udienza preliminare davanti al giudice Domenica Gambardella: di diciannove imputati molti hanno chiesto di accedere a riti alternativi come l’abbreviato e il patteggiamento. Il Gup deciderà il prossimo 28 di febbraio.

IL RAGGIRO

Tra il 2015 e il 2021 dall’Ater sono spariti 480 mila euro per opera di un dipendente infedele. L’uomo, un ragioniere 40enne di Monselice, quando si è visto scoperto e accerchiato non ha retto al colpo, e il 9 novembre del 2021 si è tolto la vita gettandosi sotto a un treno Freccia Rossa all’altezza del passaggio a livello di via Rovella tra le stazioni di Battaglia Terme e quella di Monselice. Deceduto il colpevole della truffa ai danni dell’ente, adesso davanti al giudice sono finiti gli amici del truffatore accusati di riciclaggio. Il meccanismo era piuttosto semplice: il ragioniere, che spesso si spacciava per poliziotto o agente segreto ed aveva il vizio del gioco, falsificava le firme su documenti altrettanto falsi, per giustificare da parte dell’ente restituzioni di acconti, affitti e altre spese in favore di inquilini. Ma anche gli inquilini non esistevano, così i sedicenti affittuari sono diventati i suoi amici. Il dipendente infedele dal conto corrente dell’Ater versava i “rimborsi” nei conti correnti dei complici che a loro volto trasferivano il denaro nel deposito del ragioniere. La truffa è andava avanti, secondo l’accusa, fino al 4 novembre del 2021 raggirando l’Ater di 480 mila e 226 euro.

LE INDAGINI

In sei anni nessuno si sarebbe mai accorto di nulla, fino a quando il 40enne ha commesso un errore rimborsando per due volte con la stessa somma un “inquilino”. L’operazione ha destato subito l’attenzione dell’Ater ed è scattato un controllo interno. Poi il presidente Tiberio Businaro ha presentato una querela e sono iniziate le indagini da parte della Finanza. «Siamo a disposizione - ha dichiarato Businaro - degli inquirenti. Spero venga fatta chiarezza».

GLI IMPUTATI

Su diciannove dieci risiedono a Monselice. Sono Liliana Bergamasco, Gianluca Salviati, Luciano Bisello, Matteo Bizzaro, Ivana Dardengo, Christian Fiocco, Paolo Fiocco, l’albanese Edmond Mucaj (Ater risarcito) e il connazionale Alket Nogaj, e infine Ilaria Rocca (Ater risarcito). Gli altri sono Cesare Brigato di Montegrotto, Mafalda Germi e Paolo Zanovello di Cervarese Santa Croce, Manola Libera di Rubano, Gianluca Piovan di Lusia provincia di Rovigo (avvocato Patrizio Ianiello e ha chiesto il rito abbreviato), Michele Toffano di Pernumia (Ater risarcito), l’albanese Shkelqin Topalli, Patrik Trevisan di Tribano e Stefano Viale di Montegrotto.

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Il Gazzettino