Ospedale di Treviso, ferie estive ed organici ridotti all'osso: «Servono assunzioni»

Ospedale di Treviso, ferie estive ed organici ridotti all'osso: «Servono assunzioni»
TREVISO - Oltre 1.120 giornate di lavoro in più. Esattamente 1.127. Sono i turni suppletivi, da 7 ore, che l’Usl della Marca chiederà ai propri...

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TREVISO - Oltre 1.120 giornate di lavoro in più. Esattamente 1.127. Sono i turni suppletivi, da 7 ore, che l’Usl della Marca chiederà ai propri dipendenti per fare in modo che le persone che lavorano negli ospedali possano andare in ferie questa estate. Non c’è altro modo, se non si vuole correre il rischio di avere dei disservizi. Tanto più che per recuperare il terreno perso durante l’emergenza Covid, l’attività nel periodo estivo verrà ridotta solo del 15%, cinque punti in meno rispetto agli anni scorsi. «Il paradosso è che l’azienda sanitaria ha chiesto di usare 300mila euro per il comparto sanitario e 100mila euro per il personale amministrativo usando i fondi per la produttività, destinati a scatti, passaggi e così via – rivela Sara Tommasin della Fp Cgil di Treviso – vuol dire che qualcuno dovrà rientrare per permettere ai colleghi di andare in ferie. In sintesi i lavoratori, con soldi che sono già loro, stanno andando incontro all’Usl e ai cittadini per garantire i servizi. È il segno più evidente della carenza di personale». 


IL BANCHETTO
Anche l’anno scorso era stato applicato lo stesso schema. Ma stavolta il valore economico dei turni suppletivi è aumentato del 50%. Tutto parte della carenza di personale. Proprio ieri il sindacato ha organizzato un banchetto davanti al Ca’ Foncello per la raccolta di firme. E si replicherà davanti agli altri ospedali della Marca. «Chiediamo l’avvio di un piano straordinario di assunzioni per rilanciare i servizi pubblici. A partire dalla sanità – mette in chiaro Marta Casarin, segretario generale della Fp Cgil – nel 2022 ci sono stati 600 professionisti che hanno dato le dimissioni dall’Usl trevigiana. Quasi tutti erano a tempo indeterminato. Dieci anni fa le dimissioni erano praticamente un quarto di quelle di oggi. La verità è che bisogna tornare a dare dignità al lavoro. Parallelamente il personale over55 è passato dal 17% del 2011 a quasi il 30% di oggi. Non si può non tenerne conto. Mettere gli operatori in difficoltà nella gestione dei servizi vuol dire dare risposte precarie ai cittadini. E ormai sono questi ultimi a gestire le liste d’attesa: chi se lo può permettere va nel privato». 


IL CONFRONTO


Il sindacato fa notare che nonostante l’ultima impennata di assunzioni legate all’emergenza Covid, nel confronto tra il 2011 e il 2021 l’azienda sanitaria trevigiana conta 15 lavoratori in meno. La fuga verso il privato incide, sì, ma fino a un certo punto. «Ci è stato raccontato che il privato pagava di più e garantiva condizioni di lavoro migliori – sottolinea Casarin – ma adesso molti stanno proprio abbandonando le professioni sanitarie per lo stress troppo elevato. E’ importante che le istituzioni facciano una riflessione a riguardo». Dal canto proprio Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl, evidenzia che l’accordo sui fondi per la produttività è già stato condiviso con i sindacati. «Per far andare in pensione più gente possibile – dice – non ha molto senso votarlo per poi fare polemica e dire che non va bene». E sul tema del personale non ci si nasconde. «Abbiamo già coperto il turn over, a parte una trentina di professionisti che comunque stiamo già assumendo – conclude benazzi – l’anno scorso, nello specifico, abbiamo assunto 503 persone. Più altri 156 dei primi tre mesi di quest’anno. Numeri che rendono il saldo in linea» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino