Assia, prima donna della Croce Rossa col velo: «Così posso vivere l'umanità e la cittadinanza»

Assia, prima donna della Croce Rossa col velo: «Così posso vivere l'umanità e la cittadinanza»
BELLUNO - «Fare la volontaria in Croce Rossa è per me un modo per vivere l’umanità e la cittadinanza». Assia Belhadj, musulmana bellunese di...

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BELLUNO - «Fare la volontaria in Croce Rossa è per me un modo per vivere l’umanità e la cittadinanza». Assia Belhadj, musulmana bellunese di origine algerina, due giorni or sono ha ricevuto l’attestato per aver superato il corso di formazione che la Croce Rossa chiede a chi vuole entrare a far parte del Comitato. 

«In questa occasione – ricorda Assia – giovedì, nella sede di via Bortotti è stata organizzata una piccola cerimonia per la consegna dei diplomi. Ed è stato un bel momento». Il corso che Assia ha deciso di frequentare era iniziato nell’ottobre del 2018 e si è concluso lo scorso settembre. Ma a lei, come ai suoi 15 compagni che assieme a lei si sono formati frequentando ore di lezioni teoriche e altre di tirocinio, non serviva l’attestato per salire in ambulanza e fare volontariato. 

 

«Il tirocinio l’ho fatto un po’ al Pronto Soccorso e un po’ in Fiera a Longarone. Cosa dicono quando mi vedono con il velo? Niente, ma si capisce dagli sguardi che rimangono sorpresi, lo dicono con gli occhi. Per me è una cosa bellissima perché per me è il modo di testimoniare che condividiamo gli stessi valori». Assia è molto nota in provincia di Belluno non solo perché lavora come mediatrice culturale, ma anche perché ha scritto “Oltre l’hijab”, un libro che ha avuto molto successo. A chi le chiede di spiegare le ragioni che l’hanno spinta, lei già così impegnata, a frequentare il corso: «L’ho deciso per tanti motivi. La Croce Rossa ha tanti principi e fra questi il più forte secondo me è quello di umanità. Per me è bello vivere questo principio in Cri perché mi dà l’opportunità di dedicare tempo per gli altri. Questo è il vero senso dell’umanità: dedicarsi gratuitamente agli altri, senza ricompensa. E quindi, anche se vengo da una cultura diversa, il principio di umanità è lo stesso, non c’è etnia non c’è razza non c’è religione che ci possano separare. C’è un detto che mi pare esprima questi valori: ‘Chi non vive per servire gli altri, non serve vivere’: la Cri mi ha dato possibilità di vivere questo significato». Già in Algeria Assia aveva lavorato con Luna Rossa, la corrispondente algerina della Croce Rossa: «Entrare in Cri è anche vivere il senso di cittadinanza: è un modo di dire che sono una cittadina e sto vivendo questo in maniera molto normale». Qui a Belluno Assia non solo è l’unica, ma anche la prima musulmana ad entrare nel locale Comitato della Cri. Per il sodalizio la sua presenza potrebbe essere una carta in più da giocare quando, ad avere bisogno di soccorso, ci siano persone della sua stesa cultura: «È vero: qualcuno mi ha fatto osservare che una persona della mia cultura e religione potrebbe essere più a suo agio; ma io non la penso così, perché umanità e bisogni sono uguali in tutti».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino