L'assessore regionale: «Il caso Cloe "summa" della degenerazione Il preside? Ripensi al suo ruolo»

SAN DONA' DI PIAVE - «La nostra società ha perso il senso dell'orientamento, ma la scuola è anche un luogo di correzione e di educazione e dalla scuola non si può...

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SAN DONA' DI PIAVE - «La nostra società ha perso il senso dell'orientamento, ma la scuola è anche un luogo di correzione e di educazione e dalla scuola non si può assistere impotenti alla degenerazione...».


L'assessore regionale dalla pubblica istruzione Elena Donazzan commenta il caso del tecnico di laboratorio Luca Bianco dell'istituto "Scarpa Mattei" di San Donà di Piave che lo scorso venerdì si è presentato in aula vestito da donna chiedendo di essere chiamato Cloe. «Questa è la summa delle degenerazione, l'esibizione di un desiderio. Ma tu non devi rappresentarla in quel luogo in un luogo protetto com'è la scuola di fronte a minorenni. Questo è uno choc provocatorio, il massimo dell'errore che possa aver compiuto. Questo deve rimanere nella sua sfera privata. A scuola non può essere nomale andare con parrucca, tacchi e seno finto».

E ancora: «Credo che questo docente abbia perso la diginità soprattutto nei confronti di se stesso. No ha alcun diritto di choccare con il suo abbigliamento e ha posto nella derisione il ruolo dell'insegnante, non avrà più diginità».

Ascolta l'intervista all'assessore


Poi Donazzan parla delle conseguenze: «Il preside deve ripensare al suo ruolo di dirigente visto che non ha tutelato la sua scuola davanti a quanto stava avvenendo. Ora nell'ispezione verrà chiesto se i genitori lo sapevano, se il preside lo sapeva. Lo stesso Luca Bianco è stato assunto con questo nome se si chiama ora con un altro nome è un reato. Gli consiglio di cambiare scuola. Stiamo cercando di far diventare normale quello che normale non è».


LA REAZIONE DEI DOCENTI
«È un insegnante di esperienza, capacità e professionalità e questo quadro resta invariato aldilà della scelta della sua immagine». Francesco Carrer, professore di lettere, risponde all'ennesima domanda sulla scelta di un collega che venerdì scorso si è presentato in classe con gli abiti da donna e una parrucca bionda dicendo agli studenti «da oggi chiamatemi Cloe».

«A quanto mi risulta - dice Carrer - non ci sono state reazioni negative. L'unica criticità è stata la lettera del genitore. Parlando con i ragazzi, ne ho una sessantina, tutti hanno espresso un grande rispetto per la scelta del collega. hanno evidenziato il coraggio di esprimere la propria personalità. L'aspetto negativo se questa avesse continuato a restare repressa». L'insegnante fa un richiamo storico al fascismo e al nazismo - «quando essere omosessuali era un reato» - indicando che la società ha fatto molti passi avanti: «adesso ci sono concetti come pluralità che, se non reca danno e nel rispetto degli altri, non si deve reprimere». Oggi l'insegnante di supporto per le attività di laboratorio che ha detto di voler essere chiamato 'Cloe' non era in istituto: «da noi - spiega il collega di lettere - ha solo sei ore alla settimana che sono concentrate tutte in un unico giorno. È arrivato quest'anno e lo conosco poco, ma so essere un insegnante capace».
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Il Gazzettino