OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Com'è il proverbio? Se gli dai un dito, si prende tutto il braccio? Il sabato della festa, perché festa effettivamente è stata, ha ricalcato l'antico detto popolare: finalmente in giallo dopo settimane di restrizioni, il Veneto ha ritrovato la gioia del trovarsi insieme in piazza, bar affollati per gli spritz, calli e vie intasate, da Venezia a Verona passando per Padova e Treviso è stato tutto un gremire di gente. Ma non era così che doveva andare. Troppa folla, troppa calca: «I risultati di questi assembramenti, assieme alla riapertura delle scuole superiori, li vedremo a fine febbraio», dice un amareggiato presidente della Regione, Luca Zaia. Che non prenderà provvedimenti, non ci saranno strette all'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, ma il timore c'è tutto: «Vedremo cosa comporteranno gli assembramenti di queste ore, vedremo se l'esito sarà l'ospedalizzazione di chi era in piazza o di un suo familiare».
Spritz da zona gialla, il comandante dei vigili: «Chiudere i luoghi della movida»
I DATI
Nel giorno in cui si registrano altri 515 positivi e il bollettino dei morti si allunga - 26 decessi nelle ultime ventiquattr'ore, per un totale dall'inizio della pandemia di 9.297 vittime - ecco che dal presidente della Regione arriva l'ennesimo richiamo all'attenzione. «La reinfezione è dietro l'angolo», dice Zaia. Che sottolinea: «Il veicolo dell'infezione è rappresentato dagli assembramenti, vedremo a fine mese se ci saranno e quali saranno gli effetti di quello che si è visto in queste ore, se ci saranno nuovi ricoveri, se in ospedale finirà chi era in piazza o un familiare».
ROVIGO
Se la Regione al momento non pare valutare scelte per aumentare le restrizioni in zona gialla limitandosi a osservare le disposizioni nazionali, diverso è il discorso per l'ospedale di Rovigo. Qui si è verificato un focolaio, oltre venti pazienti anziani che erano ricoverati in Geriatria sono stati trasferiti nel nosocomio Covid della provincia, ma l'aspetto che sta facendo discutere è che sono stati trovati positivi anche quattro dipendenti del reparto, due infermieri e due operatori socioassistenziali. Particolarità: tutti e quattro non avevano voluto vaccinarsi. Zaia al riguardo è categorico: «Ho chiesto una indagine epidemiologica seria, voglio che mi venga fornito un contact tracing per sapere qual è stato il contatto primario del contagio e quali sono stati i contagi secondari. Non sto accusando nessuno - specifica il governatore - non è una caccia all'untore, ma è un dovere che abbiamo nei confronti della comunità capire cosa è successo». Ci saranno azioni nei confronti dei due infermieri e dei due operatori socioassistenziali che non si sono vaccinati contro il Covid-19 e sono risultati positivi assieme ai venti anziani pazienti? «La vaccinazione non è obbligatoria - dice Zaia - Dopodiché faccio presente che ogni mestiere prevede delle limitazioni alla propria libertà. L'autista di un mezzo pubblico non può bere, per lui non esistono limiti, deve essere a tasso zero. Parimenti un muratore sa che non può far festa la notte perché l'indomani in cantiere rischia di cadere giù dall'impalcatura. Chi lavora in contesti dove ci sono persone fragili sa che è doveroso avere una attenzione estrema». Cioè gli infermieri dovevano vaccinarsi? «Se lavori in ospedale devi avere diecimila attenzioni», si limita a dire il presidente del Veneto. Adesso la Regione cosa farà? «Abbiamo chiesto - dice Zaia - un piano di sanità pubblica per mettere in sicurezza i pazienti. Quindi una indagine epidemiologica per capire come sono nati questi contagi, ad esempio se gli addetti ospedalieri hanno avuto contagi in famiglia. Senza accusare nessuno, sia chiaro. Ma è un dovere che abbiamo nei confronti della comunità».
Il Gazzettino