ODERZO - Doccia fredda per una sessantenne che ha chiesto all'ex marito il raddoppio dell'assegno divorzile. Il Tribunale di Venezia, seconda sezione civile, oltre a...
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Motivando il fatto che la propria condizione economica era peggiorata dopo aver perso il lavoro, la casa di proprietà ed essere costretta a vivere in affitto pagando circa 400 euro. Una situazione economica difficile, sosteneva la signora, tanto che per affrontarla doveva coabitare con un amico per dividere le spese. L'ex marito però non era del tutto convinto. Si era perciò rivolto ad un investigatore che ha cominciato a sorvegliare la donna. La relazione investigativa, con tanto di foto, ha analizzato le modalità di convivenza dei due. «Non semplicemente in modo amichevole spiega l'avvocato Miotto -. E' stata provata la stabile coabitazione e la condivisione di vari momenti di vita quotidiana mediante la produzione di foto e di una relazione investigativa. Il Tribunale, risultando provata la stabile coabitazione non solo ha rigettato la domanda di aumento dell'assegno, ma ha accolto la domanda riconvenzionale dell'ex marito. I motivi: l'instaurazione di una nuova famiglia di fatto fa venire definitivamente meno ogni presupposto per la riconoscibilità dell'assegno divorzile a carico dell'altro coniuge, sicché il relativo diritto non entra in stato di quiescenza (cioè di sospensione ndr) ma resta definitivamente escluso». L'avvocato Miotto precisa anche che l'onere di provare la convivenza more uxorio e quindi il grado d'intimità della coppia non grava sull'ex marito. Quest'ultimo dovrà provare solo «la stabile coabitazione ed eventualmente la condivisione di momenti di quotidianità». Cosa svolta con l'attività investigativa. La presenza di un compagno coabitante vale anche per i presupposti del gratuito patrocinio. Per ottenerne il beneficio al proprio reddito si dovrà sommare pure quello del convivente.
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Il Gazzettino