C'è l'omba della mala sulla rapina all'Eurospin di Marghera

L'Eurospin di Marghera
Un assalto alla vecchia maniera. Nessuna sbavatura, nessun danno collaterale: il bottino non sarà di quelli da far girare la testa, come avveniva nelle rapine di venti o...

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Un assalto alla vecchia maniera. Nessuna sbavatura, nessun danno collaterale: il bottino non sarà di quelli da far girare la testa, come avveniva nelle rapine di venti o trent’anni fa, ma la tecnica è sempre quella. Il sospetto degli investigatori della polizia, infatti, è che ci sia qualche componente della vecchia mala dietro al colpo all'Eurospin di martedì sera.

 Per i poliziotti più esperti le dichiarazioni dei testimoni sono sembrate un vero e proprio deja-vu: sembrava una versione ridotta (un supermercato non è certo un’oreficeria) del protocollo utilizzato dalla banda Maniero (e vari gruppetti derivati) nei suoi anni d’oro. Intorno alle 21, al momento dell’ingresso dei tre rapinatori, tutti con viso coperto e pistola in pugno, c’era il personale che si stava preparando alla chiusura e un paio di clienti. Uno di questi ha assistito in prima linea alla dinamica, decisamente rapida. 


I tre banditi non sembravano giovanissimi, e quelli che hanno parlato per ordinare ai dipendenti di consegnar loro l’incasso, l’hanno fatto con un marcato accento locale. I criminali, puntando le pistole contro il personale, si sono fatti dare l’incasso di giornata e il contenuto della cassetta di sicurezza. In tutto, una cifra intorno ai seimila euro. Poi si sono allontanati a piedi. Le volanti della questura, che si sono precipitate sul posto non appena è arrivata la chiamata al 113, hanno perlustrato la zona a lungo nella speranza di trovarli ancora in fuga. Ma i banditi hanno dimostrato di conoscere la zona: il supermercato si trova in via Bottenigo, in posizione lievemente isolata ma da cui è facile raggiungere sia la strada della ferrovia, sia via Trieste e poi imboccare la tangenziale. Un nodo strategico, quindi, per dileguarsi rapidamente. È molto probabile inoltre che, a debita distanza, ci fosse un quarto complice con l’auto pronta alla fuga. Come da prassi, il caso è passato nelle mani della divisione anti rapine della squadra mobile. Gli investigatori della questura hanno esaminato le testimonianze dei presenti e acquisito i filmati delle telecamere. Verranno controllati anche i sistemi privati di videosorveglianza della zona: la speranza è che qualche immagine possa aver ripreso qualche istante della fuga dei criminali o eventualmente la targa dell’auto su cui avrebbero tentato di scappare. Il modus operandi, al momento, è l’unico indizio a disposizione dei detective. Troppo organizzati ed esperti per essere i classici sbandati alla ricerca di qualche spicciolo da spendere in eroina, troppo sicuro per essere dei novellini alla loro prima scorribanda criminale. E visto che il marchio di fabbrica sembra quello della malavita storica del Veneziano, il prossimo passo sarà passare in rassegna tutti i profili delle vecchie conoscenze locali delle forze dell’ordine (quanti si trovino ancora in prigione e quanti, invece, abbiano finito di scontare la loro pena) alla ricerca di qualcuno che potrebbe aver pensato di rimettersi in attività.

 

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Il Gazzettino