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MIRANO - Arrivavano all’asilo e finivano diretti nella “stanza della nanna”. Oppure ci finivano poco dopo, se gridavano. Altra punizione era il “Time out”, cioé l’esclusione dal gruppo e messi in disparte, strattonati o tirati su di peso per un braccino. E una miriade di altri episodi di presunti maltrattamenti tra il 2014 e il 2018, ma anche carenze sul fronte igienico- sanitario sono finiti nell’inchiesta sulla quale il pm di Trento dovrà formulare un capo di imputazione rinviando a giudizio la direttrice dell’asilo dell’“Hoplà Iuhu”, rinomata nursery and primary English School (asilo e scuola primaria) di via Mariutto a Mirano, con rette che si aggiravano sui 600 euro al mese, più il costo dei pasti.
LE DENUNCE
È l’ottobre del 2018 quando un paio di insegnanti si presentano ai carabinieri di Mirano per denunciare quanto sarebbe avvenuto all’interno dell’asilo, accusando direttamente la direttrice Elisa Barbara Stella, 51enne padovana residente a Mirano, per i suoi modi autoritari (o comunque “non convenzionali”) con i bimbi. Le educatrici raccontano che, non appena i genitori se ne andavano, la direttrice si rivolgeva ai piccoli anche con frasi del tipo “ma anche oggi siete venuti a rompere i ...? Non avete una nonna o una zia che vi possa tenere?”, e che alle stesse insegnanti veniva detto di prendere i bambini per un braccio non appena si mettevano a piangere per fargli sentire “chi comanda”. Eppoi minacce di chiuderli nella “stanza della nanna” se avessero continuato a piangere, cosa che regolarmente avveniva.
VIOLENZE PSICOLOGICHE
«I bambini venivano cambiati in aula davanti a tutti e Barbara mi aveva detto di cambiarli solo se avessero fatto cacca - racconterà ai carabinieri un’altra insegnante -. Io alla mattina trovavo nella cesta dei pannolini puliti anche quelli poco usati che ovviamente, secondo la direttrice, avrei dovuto riutilizzare anche se non l’ho mai fatto. Vi era un unico asciugamano per tutti i 17 bambini, sia maschi che femmine, e i piccoli bevevano da un unico biberon. È anche capitato che durante il giorno non accendesse il riscaldamento e le luci, facendo sì che restassimo con i bimbi al freddo e al buio in inverno». Un’altra educatrice racconta di come la direttrice avrebbe costretto un bimbo a mangiare: «Ricordo benissimo che si posizionava dietro al bambino, gli bloccava le braccia e la testa e gli inseriva con forza il cibo in bocca. Io guardavo inorridita, lei diceva che in questo modo si era presa cura del nutrimento del piccolo». E guai se una bimba o un bimbo se la facevano addosso: «La direttrice li minacciava e li prendeva in giro - racconta un’insegnante -. Una volta, entrata nella classe dei medi disse a una piccola che si faceva ancora la pipì addosso “Ah, tu sei la pisciona... Chiamiamola tutti pisciona”.
LA DIFESA
Diversa la spiegazione della difesa della direttrice: «Talune collaboratrici, in particolare quelle assunte nel 2018, si sono rivelate assolutamente inadeguate al ruolo, tanto che la loro presenza nella scuola si è limitata a poche settimane», si legge nella memoria difensiva nella quale, tra l’altro, si ricordano le recensioni “solo positive” in Facebook della scuola Hoplà, definendo come “vulcanica” la personalità della direttrice: «Una vivacità caratteriale e talora impetuosa che comunemente viene considerate come il punto di forza della scuola». E, riguardo alle immagini dei filmati, la direttrice si è difesa spiegando che in quei casi si era trovata da sola a gestire la classe per l’assenza e l’avvicendamento delle insegnanti”.
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Il Gazzettino