L’Asiago americano non è dop, causa al marchio italiano che lo produce

Vicenza, il Consorzio di tutela contesta a Citterio l’utilizzo del nome negli Usa. Ma il giudice declina la giurisdizione

L’Asiago americano non è dop, causa al marchio (italiano) che lo produce
Le confezioni proposte nel mercato americano contengono un abbinamento di salumi e formaggi: “Milano salame & Fontina cheese”, “Genoa salame & Provolone...

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Le confezioni proposte nel mercato americano contengono un abbinamento di salumi e formaggi: “Milano salame & Fontina cheese”, “Genoa salame & Provolone cheese”, “Sopressata salame & Asiago cheese”. Per quanto riguarda i prodotti caseari della Val d’Aosta e della Lombardia, pare che sia filato tutto liscio, ma sulla Dop del Veneto è scoppiata una grana giudiziaria: il Consorzio di tutela, infatti, ha trascinato davanti al Tribunale di Milano l’azienda Giuseppe Citterio Salumificio, contestandole l’utilizzo del marchio senza rispettare il disciplinare di produzione. Nei giorni scorsi il giudice ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, in quanto la commercializzazione avviene negli Stati Uniti, ma la realtà vicentina non molla, tanto da valutare già l’appello.


Italian sounding

Secondo la prospettazione del Consorzio tutela formaggio Asiago, si tratta di un curioso caso di evocazione del made in Italy. Solitamente a sfruttare la notorietà dell’agroalimentare italiano all’estero sono ditte straniere, spesso distributrici di prodotti dagli ingredienti improbabili, come si era visto ad esempio con la “mozzarella di Venezia” fabbricata in Austria e venduta in Cina. Per non dire poi del “Parmesan” che occhieggia al Parmigiano o del “Fontiago” che pensa di combinare la Fontina con Asiago. Questa volta, invece, l’accusa viene rivolta a una primaria impresa italiana nel settore della salumeria, un gruppo presente al di là dell’Oceano con Euro Foods-Citterio Usa, sui cui canali social le confezioni finite sotto la lente venivano pubblicizzate negli anni scorsi. Il contenzioso è iniziato ancora nel 2017, quando è stata riscontrata la vendita di confezioni con soppressata e formaggio denominato “Asiago cheese”, ma privo del bollo che garantisce la Denominazione di origine protetta, anche perché contraddistinto da altre caratteristiche casearie. All’epoca il Consorzio di tutela ha proposto un accordo, finalizzato all’utilizzo del vero Asiago Dop, «nel rispetto della sua funzione e nella consapevolezza che il proseguo di una causa avrebbe comunque comportato un danno d’immagine per l’intero comparto del food italiano, sulla sua reputazione all’estero e stabilito un precedente pericoloso per tutto il sistema delle Denominazioni d’origine, esposte a possibili nuove minacce di Italian sounding anche da parte di aziende del proprio Paese d’origine». 

Sviluppi

L’intesa non è però stata raggiunta, perciò nel 2018 è stata avviata la causa. Stando a quanto riferito dall’ente consortile (al momento la controparte non ha rilasciato dichiarazioni sulla vicenda), l’impresa della salumeria «si è detta estranea alla distribuzione dei prodotti, contraddistinti da marchi costituiti dall’espressione “Citterio”, venduti in Usa da Euro Foods». Senza entrare nel merito della questione, il Tribunale si è dichiarato carente di giurisdizione. Per questo il Consorzio si prepara ad impugnare il verdetto in secondo grado, ma non sono esclusi sviluppi giudiziari al di là dell’Atlantico. Con una punta di amarezza, confida il presidente Fiorenzo Rigoni: «In un’epoca in cui le sfide e le minacce per le indicazioni geografiche hanno alzato il livello dello scontro, spiace constatare come la loro tutela internazionale gravi interamente sui bilanci consortili, ovvero sui produttori. A meno che non si voglia compromettere il futuro del nostro comparto, il supporto economico delle istituzioni non è più procrastinabile».

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Il Gazzettino