Lorenzoni, lo sfidante di Zaia, dopo il vaccino: «Sono a letto con la febbre, mi preoccupa»

Arturo Lorenzoni
PADOVA - Prima il contagio e ora il vaccino. Il professore di Economia al Bo, Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale è uno dei 2.200...

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PADOVA - Prima il contagio e ora il vaccino. Il professore di Economia al Bo, Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale è uno dei 2.200 docenti patavini che ha ricevuto il lotto incriminato. Come si sente? «Ho la febbre a 38 e mezzo, il mal di testa, ma ancora reggo. Ho appena fatto un collegio docenti per il mio dottorato via zoom. Ma questa idea che mi venga una trombosi non mi fa stare proprio tranquillo. Se hanno ritirato il lotto qualcosa ci dev’essere».

Quindi? «Che cosa devo prendere? Eparina, anticoagulanti? Ho chiamato il medico e anche i colleghi, una decina, che erano insieme a me quel giorno che ci siamo fatti la terapia. Sono preoccupati anche loro».

Le è venuto il dubbio che possa succederle qualcosa? «Sa com’è. Questo virus non vuole lasciarmi in pace. Adesso ne ho la prova con il codice che vedo scritto nel mio certificato. Dunque mi faccio portavoce dei cittadini veneti che sono nella mia stessa condizione: le autorità sanitarie regionali diano tempestivamente chiare informazioni su eventuali contromisure da prendere da qui ai prossimi giorni al fine di azzerare potenziali rischi».

Colpa di chi? «Non imputo all’amministrazione regionale alcuna responsabilità in merito al vaccino stesso. Tuttavia, gli enti che sono indicati, devono comunicare subito con gli interessati con uno specifico vademecum relativamente ad eventuali cautele da osservare o sintomi da tenere monitorati».

Sembra che il virus non la voglia lasciare in pace. Da ex vittima si fa il vaccino e pesca il lotto sbagliato. Ma da candidato governatore del centro sinistra poche settimane prima delle elezioni svenne a una videoconferenza del Pd. Un primo malore, poi un secondo. Ricoverato agli Infettivi con la febbre. Covid. Un brutto colpo... «È stato un momento molto difficile, mancavano due settimane al voto. Certo la mia assenza ha influito anche se a quel punto forse gli orientamenti erano già definiti. Ma d’altro canto quei giorni in ospedale non sono stati una passeggiata. Ne sono uscito indebolito e ci ho messo del tempo a riprendermi. Ad altri colleghi è andata peggio. Dovrà mettersi il pacemaker».

Fiducia nella scienza? «Più che altro se passo anche questa significa che sono più forte delle cure ma non vorrei essere messo alla prova. Se c’è una terapia preventiva che si può fare perché non dirla subito alla gente?».

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Il Gazzettino