Dopo 354 anni, la Fiera delle Anime di Arsiè deve arrendersi al coronavirus, che riesce dove non erano riusciti conflitti mondiali e pestilenze. Dal 1666, nulla era...
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LA STORIA
La Fiera delle Anime nacque ufficialmente con la Bolla del Sommo Pontefice Alessandro VII, il 15 ottobre dell’anno 1666, essendosi canonicamente eretta la la Confraternita dei Santi Sebastiano e Rocco in suffragio dei confratelli defonti: così scrisse don Giovanni Battista Segato, per defunti, nella sua Monografia di Arsié dell’anno 1885 (ristampata a cura dello storico ed ex-sindaco di Arsié Dario Dall’Agnol nel 2001). Ci fu in quegli anni molto lontani all’origine della nascita della Fiera delle Anime la famosa epidemia del 1630 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi. Tanto che quando furono fatti gli scavi sotto l’altare della chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta - a opera dell’impresario edile Giuseppe Zaetta per ordine dell’arciprete don Sergio Bartolomiello - furono trovati 600 scheletri di morti di peste. Da un’epidemia nacque la Fiera delle Anime e da un’epidemia la Fiera delle Anime per la prima volta viene fermata. Nemmeno le 2 guerre mondiali la fermarono.
LE TESTIMONIANZE
Concordì che dal 1666 mai niente e nessuno avevano fermato la tradizione, sono anche l’attuale sindaco di Arsié Luca Strappazzon e il suo predecessore, dal 2004 al 2014, Ivano Faoro, come lo stesso Dario Dall’Agnol. Che la Fiera delle Anime fosse poi legata alla tradizione della gente che tornava in paese o nei paesi finitimi dall’alpeggio e quindi ci fosse anche un fattore economico oltre che di asssociazione religiosa fu un fatto di accortezza pastorale del clero. E che la fiera visse fasi anche critiche fino a ridursi a un semplice mercato del giovedì come dice lo storico e maestro per tanti anni alle elementari di Arsié, Filippo Nanfara, nella sua opera “Briciole Storiche”, rischiando di scomparire come tradizione tanto che la Fiera fu rivitalizzata a fine anni Ottanta. Era questo infatti un obiettivo politico amministrativo della giunta guidata da Dario Dall’Agnol, fino ad arrivare all’attuale “gigantismo” con Ivano Faoro prima e con Luca Strappazzon dal 2014.
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Il Gazzettino