Arrigo Cipriani compra un'isola della laguna per coltivare i carciofi

Arrigo Ciporiani
VENEZIA - L’aveva anche detto qualche mese fa: «Mi ritirerò a coltivare carciofi». Qualcuno l’aveva presa per una delle sue provocazioni, immaginandolo come l’Ernesto...

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VENEZIA - L’aveva anche detto qualche mese fa: «Mi ritirerò a coltivare carciofi». Qualcuno l’aveva presa per una delle sue provocazioni, immaginandolo come l’Ernesto Calindri del Cynar, seduto a un tavolino in totale relax nel bel mezzo del logorio della vita moderna.

Invece è vero. Vero a tal punto che Arrigo Cipriani, a 83 anni, ha deciso di comprarsi l’isola di un’isola, per la precisione Sant’Antonio di Torcello, per coltivare "bòtoi e castraùre", ovvero una delle eccellenze di quella laguna veneziana sospesa tra mare e terra.
Un affare da quasi 4 milioni di euro, l’ennesima sfida del patròn dell’Harry’s Bar, che in questi giorni da Londra si gode i 2500 coperti del suo ristorante ad Abu Dhabi in occasione dell’ultimo gran premio di Formula 1 e pianifica l’apertura dell’Harry’s di Dubai, a metà gennaio.
Lui, questa attrazione bucolica, la spiega così, con la solita ironia: «Beh, a una certa età bisogna cominciare ad avvicinarsi alla terra...».
«In realtà - spiega - questa avventura è nata anche per merito di mio figlio Giuseppe. Del resto a 83 anni, se sarò fortunato, potrò lavorarne altri 5. Ma sarà Giuseppe a portare avanti il progetto».
Già, ma quale progetto? Perché, chi lo conosce bene, fatica a immaginare Cipriani che si ritira a coltivare carciofi col cappello di paglia.
«Ho sempre subìto il fascino di Torcello - racconta Arrigo - Come mio padre Giuseppe, che se ne innamorò a tal punto da aprire la Locanda Cipriani nel 1934, quando io avevo due anni. Per me riportare sull’isola una coltivazione come quella dei carciofi, così legata alla storia e alla vocazione agricola dell’isola, ha un grande valore. Da veneziano sono convinto che la rinascita della città debba partire dalle isole e Torcello merita un rilancio partendo proprio dalle sue radici». Così, dopo mesi di trattative con alcuni confinanti a una proprietà che Cipriani già possedeva, l’acquisto di 27mila metri quadrati di terreno, delimitato da una barena. Un’operazione tutta veneziana, con approfonditi studi sulla composizione del terreno e con l’apporto della società di intermediazione Broker House srl, presieduta da Luca Segalin, che in laguna segue i principali "affari" immobiliari. La compravendita è stata definita in questi giorni, attraverso la "Torcello società agricola srl" che ha i Cipriani come soci.
«Abbiamo già piantato 40mila piante di carciofi - rivela Arrigo - che saranno pronti per la prossima stagione».
Fatti due conti, la tenuta produrrà qualcosa come mezzo milione di carciofi l’anno. Ce n’è abbastanza per rifornire gli Harry’s di tutto il mondo, ma anche i mercati e i fruttivendoli. «Non siamo agricoltori - prosegue Cipriani - ma ci affidiamo a persone capaci, così come abbiamo fatto con l’azienda che a Meolo produce prodotti alimentari col nostro marchio. In fondo restiamo ristoratori, ma ci piacciono le sfide, specialmente se legate alla nostra terra».

Eppure resta quel tarlo. Davvero Arrigo ha in mente di darsi ai campi? «A dire il vero - ammette - avevamo anche fatto un pensierino per riprenderci la Locanda Cipriani. Abbiamo comprato dal Comune la scuola di Torcello per vedere se in prospettiva potevamo ampliare il progetto. Chissà, un giorno...». Ma, fa capire, l’accordo con chi dovrebbe vendere (Bonifacio Brass, il figlio di Tinto), ancora non si fa. E così a Cipriani restano i carciofi e un’isola. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino