TRENTO - Uno degli arrestati dell'operazione «Freeland» condotta dalla polizia di Trento contro la 'ndrangheta in Trentino Alto Adige potrebbe aver avuto un...
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Si tratta di un 62enne domiciliato a Pergine e residente a Laives, originario di Cosenza. L'uomo, secondo quanto emerso dalle indagini, in una conversazione captata con un altro sodale avrebbe rivendicato la sua partecipazione al sequestro, riportando dettagli che, dicono gli investigatori, «erano effettivamente emersi nelle indagini dell'epoca». Il reato non è stato contestato anche perché prescritto, ma «il solo fatto di attribuirsene la paternità - ha spiegato il capo della Squadra mobile di Trento, Tommaso Niglio - denota la pericolosità del soggetto». L'uomo, al quale nell'indagine odierna vengono contestati episodi di minacce ed estorsioni, sulla carta svolgerebbe il ruolo di agente di commercio e sarebbe impiegato nel settore del trasporto di pane e medicine in provincia di Trento.
Il sequestro di Carlo Celadon, di una famiglia di industriali conciari, durò oltre due anni, con l'ostaggio tenuto nascosto in Aspromonte in condizioni disumane, attaccato alla catena. Venne pagato un riscatto miliardario. Carlo Celadon fu rilasciato fisicamente in condizioni molto precarie. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino