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SAN BIAGIO DI CALLALTA - Sequestro di persona a scopo di estorsione. Sono le accuse per cui tre fratelli kosovari, due dei quali titolari di un'azienda edile, sono stati arrestati dai carabinieri di Treviso giovedì sera a Olmi di San Biagio di Callalta. Vittima un loro connazionale di 40 anni, reo di aver incassato una somma di 8mila euro dietro la promessa di far ottenere, attraverso le sue conoscenze, un permesso di soggiorno al più grande dei tre fratelli. Circostanza che, dopo quasi un anno di attesa, non si era ancora verificata, motivo per cui, stando alla ricostruzione degli inquirenti, è scattato il rapimento. Anche se i veri contorni della vicenda sono ancora da chiarire nel dettaglio. Non è infatti escluso che i tre fratelli, di 38, 34 e 31 anni, siano rimasti a loro volta vittime di una trappola. O almeno è quello che hanno raccontato ieri in carcere al loro legale, l'avvocato Davide Favotto, che è ancora in attesa di sapere quando si terrà l'interrogatorio di convalida.
LA VICENDA
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, la serata di follia ha avuto inizio in un bar del centro di Treviso, dove la vittima aveva dato appuntamento ai tre fratelli per fare il punto della situazione sul permesso di soggiorno. Dicendo, inoltre, di avere con sé i soldi che gli erano stati consegnati e che era pronto a restituirli. All'appuntamento c'era anche una quinta persona, colui che avrebbe fatto da tramite. Un incontro che doveva dunque tradursi in un accordo: viste le difficoltà a reperire quel documento come promesso, la presunta vittima, che sapeva di non avere il denaro a disposizione (ma con la promessa di riuscire a reperirlo entro qualche giorno) era propensa a dare in pegno la propria auto, un'Audi, fino a quando non sarebbe stato consegnato il permesso di soggiorno al 38enne kosovaro.
IL BLITZ
Due dei fratelli sono saliti su un'auto, la vittima e un terzo fratello in un'altra. Da Treviso, poco prima delle 9, si sono quindi dirette verso San Biagio. Quando sono arrivate all'altezza di Olmi, però sulla loro strada hanno trovato due gazzelle dei carabinieri che le hanno bloccate e fatte accostare. Nel giro di qualche secondo sono scattate le manette ai danni dei tre fratelli, mentre la presunta vittima è stata fatta scendere dal mezzo e portata in zona di sicurezza dai militari. I tre fratelli sono stati così portati in caserma per le operazioni di rito e l'identificazione. Poi, con in mano la denuncia della vittima, sono scattate le manette per le pesantissime ipotesi di reato di sequestro di persona a scopo di estorsione. E i tre sono stati quindi rinchiusi nel carcere di Santa Bona. Ieri mattina hanno incontrato l'avvocato Favotto, raccontando la loro versione dei fatti, sostenendo di essere pronti a raccontarla anche al giudice per riottenere la libertà. Spetterà invece alla Procura stabilire come siano andate veramente le cose e capire se i tre fratelli siano socialmente pericolosi e meritino di rimanere in custodia cautelare in attesa di giudizio. Non solo: un nodo da sciogliere sarà di certo il motivo di questo screzio tra connazionali e se sia veramente legato al reperimento di un permesso di soggiorno o ad altre questioni in sospeso. Al momento l'unica cosa certa è che di mezzo c'è un debito da migliaia di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino