OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MESTRE - Almeno per un anno, 10 mesi e 27 giorni Mohammed Drammeh, 36 anni della Sierra Leone, per tutti semplicemente il Mummia, non darà più fastidio. Ieri pomeriggio infatti il Mummia è stato arrestato dagli agenti della squadra volanti della questura che l’hanno rintracciato al parco Albanese della Bissuola, dove viveva prima di novembre e dov’era tornato dopo aver passato 90 giorni nel centro per il rimpatrio di Macomer, in provincia di Nuoro, e aver scampato il ritorno in Africa per via di un corto circuito legato alla mancanza di accordi tra Italia e Sierra Leone per il riconoscimento degli espulsi. Così Drammeh, scaduti i termini della custodia - cioè 90 giorni - è stato rimesso in libertà. In Italia. E lui, che aveva eletto Mestre come suo luogo naturale, a Mestre ha fatto ritorno, con annessi lunotti in frantumi delle macchine parcheggiate a bordo strada.
Ad aprirgli le porte del carcere di Santa Maria Maggiore è stata la procura di Venezia che ha emesso un ordine di carcerazione nei confronti del trentaseienne, fermato mercoledì dagli agenti della polizia locale e giovedì dai poliziotti delle volanti.
L’arresto del Mummia arriva alla fine di una giornata nella quale la notizia del suo nuovo approdo a Mestre aveva infiammato le reazioni sul web dove c’era chi - senza tanti mezzi termini - gli augurava il peggio. «Questo - ha commentato il comandante della polizia locale, Marco Agostini - può causare dei problemi perché c’è il rischio che la gente, stanca ed esasperata dai suoi comportamenti, si faccia giustizia da sola».
È da 5 anni che il Mummia è una presenza fissa dell’area del parco Albanese. Spacciatore, attaccabrighe e vandalo, oltre a spaccare i vetri delle auto parcheggiate, anche gli sputi durante il lockdown. I suoi primi movimenti in Italia risalgono al 2016, anno in cui, a novembre, aveva presentato richiesta di protezione internazionale a Venezia. Da qui, una lunga carrellata di denunce e arresti: nel 2017 il 35enne è stato denunciato tre volte per spaccio e resistenza a pubblico ufficiale, nel 2018 è stato segnalato alla procura altrettante volte per molestia, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, spaccio di stupefacenti, nel 2019 per lui sono scattate le manette per spaccio e una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Oltre ai danneggiamenti di un’auto della polizia locale e di una cella di sicurezza. A novembre l’arresto per i lunotti delle auto fatti esplodere, il trasferimento in Sardegna e l’espulsione saltata per la mancanza dell’accordo. Inespellibile, ma da ieri in carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino