Crac con il trucco, arrestato Dal Ben il patron dei grandi magazzini

La sede dell'azienda
MONASTIER - Beni per milioni di euro "trasferiti", in danno dei creditori, dall’azienda fallita alla nuova attività, aperta attraverso una società del gruppo madre: sarebbe...

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MONASTIER - Beni per milioni di euro "trasferiti", in danno dei creditori, dall’azienda fallita alla nuova attività, aperta attraverso una società del gruppo madre: sarebbe questo il comportamento, da quanto filtra dal riserbo degli inquirenti, che ha fatto finire agli arresti domiciliari, con l’accusa di bancarotta, l’imprenditore Pierluigi Dal Ben, titolare della "Dal Ben Tre", storico marchio di Monastier, famoso in tutto il Nordest per la commercializzazione di capi d’abbigliamento.


A scoperchiare il bubbone, si è appreso, sarebbe stato il commercialista Massimo Roma, nominato curatore del fallimento, dichiarato a giugno 2013, della Neblad Srl, ex Dal Ben Tre srl, dal giudice Gianluigi Zulian. Il professionista, studiando i bilanci della Neblad, che aveva sede a Parma, e il magazzino, avrebbe fatto emergere una serie di irregolarità che, nei fatti, sarebbero state architettate per danneggiare i creditori della società fallita. Nella sostanza, anche se molti dettagli restano da chiarire, dall’esame dei documenti contabili sarebbe emerso che Pierluigi Dal Ben avrebbe utilizzato "beni" della Neblad (fallita), per avviare una nuova società, che da circa due anni opera nella stessa sede della fallita, vendendo la stessa tipologia di prodotto. E, avrebbe messo nero su bianco il curatore, si tratterebbe di beni per un valore di svariati milioni di euro. Patrimonio che, invece, avrebbe dovuto essere messo a disposizione dei creditori della Neblad.

A quel punto è partita la segnalazione alla Procura (se ne starebbe occupando il pm Massimo De Bortoli) che a sua volta ha incaricato la Finanza di verificare la fondatezza delle perplessità del curatore. E le indagini avrebbero fugato ogni possibile dubbio tanto che Pierluigi Dal Ben è stato prima iscritto sul registro degli indagati per bancarotta. Poi nei suoi confronti è stata chiesta e ottenuta una misura restrittiva che, passata al vaglio del giudice delle indagini preliminari, ha portato l’imprenditore di Monastier ai domiciliari.

Pierluigi Dal Ben non avrebbe però fatto tutto da solo. Secondo gli inquirenti sarebbe stato aiutato da una manager nonché storica dirigente dell’azienda e da un altro soggetto, probabilmente a capo della società del gruppo attraverso il quale, utilizzando per l’accusa i beni della Neblad, è stata aperta, con un gioco di scatole cinesi, la nuova attività. Ai due è stato contestato il concorso in bancarotta. Nella nuova società Pierluigi Dal Ben non avrebbe avuto, ma solo all’apparenza, nessun ruolo. Per l’accusa sarebbe stato una sorta di "socio occulto".


Al momento quelle mosse all’imprenditore sono solo ipotesi d’accusa, ma gli indizi di colpevolezza sono stati giudicati seri tanto che è stato sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale. Le indagini stanno andando avanti a tamburo battente e stanno impegnando gli investigatori delle Fiamme Gialle, coordinati dal colonnello Massimo Dell’Anna, in un lavoro massacrante che, già nelle prossime ore, potrebbe portare a clamorosi sviluppi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino