Arpav lancia l'allarme: più Pfas e pesticidi nelle acque del Polesine

Pfas oltre i limiti in 15 stazioni di rilevamento in Polesine
ROVIGO - Il “Rapporto sullo stato delle acque superficiali del Veneto”, come ogni anno realizzato dall’Arpav, da sempre un solido strumento di valutazione della...

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ROVIGO - Il “Rapporto sullo stato delle acque superficiali del Veneto”, come ogni anno realizzato dall’Arpav, da sempre un solido strumento di valutazione della salute delle nostre acque, quest’anno fa registrare un’amara sorpresa. Anzi due, perché la prima è la sempre maggiore presenza di Pfos, l’acido perfluoroottansulfonico, che appartiene alla famiglia delle sostanze organiche perfluoroalchiliche, i tristemente noti Pfas, nonché degli Ampa, prodotto di degradazione dell’erbicida Glifosate, con oltre il 50% delle acque analizzate oltre i valori massimi.


Ce n’è una seconda, ovvero il taglio di tutte le tabelle con i dati numerici degli inquinati, fiume per fiume, punto di rilevazione per punto di rilevazione, che permetteva di valutare nel dettaglio i risultati dei campionamenti. Un taglio che impedisce di capire a fondo. Non a caso, rispetto ai rapporti mediamente di 300 pagine degli anni passati, quest’anno è tutto condensato in una appena una cinquantina. Nessun valore numerico relativo alle sostanze, solo una mera elencazione generale, con pallini colorati su piccole cartine mute, che non dà il giusto valore al lavoro di analisi dei tecnici di Arpav, anche perché sul portale i dati grezzi ci sono, ma in un formato tale da renderne ardua la comprensione, rispetto alle ottime griglie delle edizioni passate. Per una provincia, delimitata dai due grandi fiumi Adige e Po, che nel Delta di quest’ultimo vede concentrarsi una delle attività economiche più importanti, quale quella della pesca, questo taglio risulta particolarmente indigesto.

GLI SFORAMENTI

Il dato che emerge dalle piccole mappe, è che i Pfos sono oltre i limiti in oltre 15 stazioni di rilevamento in Polesine. Uno nel Poazzo, parrebbe dalla mappa, e gli altri equamente divisi fra Adige e Po, con uno dei valori più alti nel Delta, nel Po di Goro, e uno all’altezza di Badia. «Il maggior numero di siti che presentano superamenti degli Standard di qualità di Pfos è connesso al noto fenomeno di inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) delle acque superficiali e delle falde acquifere interessanti territori delle province di Vicenza, Verona e Padova. Le contaminazioni dei fiumi Po e Livenza sono molto probabilmente di origine esterna alla regione del Veneto. È in corso un approfondimento di alcune contaminazioni di Pfos evidenziate dal monitoraggio, attualmente non riconducibili a pressioni note. Tra i corpi idrici monitorati nel 2021, non hanno registrato la presenza di Pfos: il fiume Brenta fino allo sbarramento di ponte Carturo, il primo corpo idrico del torrente Timonchio e il fiume Piave. I corpi idrici, che hanno registrato nel 2021 le concentrazioni medie più elevati di Pfos sono stati: rio Acquetta, fiume Togna, scolo Fossiello, fiume Brendola, fiume Guà, fiume Retrone, scolo Riello, scolo Cordano e torrente Alpone».
In tutto il Veneto sono 92 le stazioni che hanno sforato con i Pfos. Per quanto riguarda le altre sostanze e le valutazioni complessive si legge nel sintetico report, «la valutazione dello stato chimico nel 2021 ha interessato 379 punti di monitoraggio e 355 corpi idrici. Il 74% delle stazioni sono state valutate con stato chimico buono, mentre 99 siti e 91 corpi idrici sono risultati in stato chimico non buono per 7 superamenti dello Standard di qualità ambientale-concentrazione massima ammissibile (Aclonifen, Cibutrina, Dichlorvos, Eptacloro) e 100 superamenti dello Standard di qualità ambientale-medio annuo (Pfos lineare, Cibutrina, Dichlorvos, Eptacloro, Nichel e Trifluralin). I bacini idrografici che presentano il maggior numero di non conformità sono il bacino idrografico Bacchiglione, il bacino Fratta Gorzone e il bacino scolante nella laguna di Venezia. Le province maggiormente interessate sono Padova e Vicenza».

A parte i Pfas, in Polesine il problema è poi rappresentato dai pesticidi, che non risparmiano alcun corso d’acqua. Le stazioni di campionamento promosse in provincia di Rovigo sono comunque oltre una ventina, mentre quelle bocciate meno di dieci. Quali? Non è dato saperlo.
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Il Gazzettino