Servirà il regolamento del regolamento per obbligare chiunque abbia il viso travisato a scoprirsi prima di entrare negli ospedali, nei distretti sanitari, negli uffici...
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Questo nuovo regolamento sulle modalità di accesso e di permanenza nelle sedi istituzionali della Regione, degli enti del Servizio sanitario regionale, degli enti strumentali e degli organismi sottoposti a controllo e vigilanza dalla Regione - proposto dal consigliere Alberto Villanova (Lista Zaia) e subito soprannominato legge anti-burqa - ha già registrato in Prima commissione l'unanimità delle forze politiche. Ma a distanza di un anno, specie ora che si avvicina il voto in aula, cominciano a sorgere distinguo non tanto sul volto che non dev'essere travisato, quanto sulla possibilità di portare con sé una pistola se si possiede il porto d'armi, come chiesto e ottenuto all'epoca dal consigliere Sergio Berlato (Fdi). Si tratta di una norma già esistente - ha spiegato Villanova - che viene semplicemente «ribadita» nel regolamento. Ma dalle file dell'opposizione si annuncia battaglia, come conferma il capogruppo del Pd, Stefano Fracasso: «Sulle armi va fatto un ragionamento».
«Il vero problema oggi non è il burqa, ma la gente che si mette una cintura esplosiva. Se vogliamo davvero puntare sulla sicurezza - dice il consigliere regionale Piero Ruzzante (Mdp) - servono forme di controllo all'ingresso degli ospedali e di tutti gli uffici regionali: bisogna investire e comprare metal detector. Non esiste che la gente entri armata negli uffici pubblici». Il consigliere regionale Andrea Zanoni (Pd) incalza: «I cittadini per sentirsi sicuri dovranno andare in ospedale col giubbotto antiproiettile? E noi consiglieri in aula dovremmo temere durante le frequenti e accese discussioni la folle reazione del collega di turno alterato e armato? Perché dovrebbe essere giustamente vietato di entrare in un Tribunale armati ma concesso invece in ospedale, magari al pronto soccorso, dove spesso, come riportano le cronache, accadono litigi, zuffe, atti di violenza? E se tra chi è coinvolto in queste zuffe c'è chi detiene una pistola, che scenario ci si dovrebbe aspettare? E che dire poi dei reparti di pediatria con tanti bambini o magari in maternità?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino