Argentina campione, docente padovano in trasferta a Buenos Aires: «Io nella festa, non vedrò mai più nulla di simile»

PADOVA - In Argentina il calcio si respira, si assapora, si vede di continuo semplicemente camminando, con i ragazzi che agli incroci palleggiano in attesa che il semaforo diventi...

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PADOVA - In Argentina il calcio si respira, si assapora, si vede di continuo semplicemente camminando, con i ragazzi che agli incroci palleggiano in attesa che il semaforo diventi verde. Un’atmosfera unica, che si ripropone quotidianamente, ma che si trasforma in un qualcosa di straordinariamente unico in giornate storiche per il football come quella dell’altro ieri, quando l’Albiceleste ha vinto il Campionato del mondo, con centinaia di migliaia di persone che hanno sfilato nel cuore della capitale, quasi tutte con la “camiseta” numero 10 di Leo Messi, per celebrare il trionfo della squadra, ma in primis, come lo ha definito Lele Adani, del “sinistro migliore del mondo”. In questo scenario magico per gli appassionati di pallone si è trovato immerso il professor Paolo Tarolli, docente di Idraulica Agraria al Bo, in trasferta per organizzare all’Università di Cujo a Mendoza, in collaborazione con l’Ateneo patavino, una summer school in cui vengono analizzati gli effetti dei cambiamenti climatici sui vigneti.


Anch’egli con la “divisa d’ordinanza” bianca e azzurra, una volta davanti al teatro Colòn, dove è stata appesa una gigantesca maglietta della “Pulce”, ha pubblicato su facebook alcune foto e un post con scritto: «Argentina campione del mondo! Una giornata incredibile».


LA TESTIMONIANZA
Ed è lui stesso a raccontare l’esperienza. «Sono stato a Mendoza due settimane e sarei dovuto rientrare a Buona Aires domenica, ma mi hanno consigliato di anticipare il volo in quanto il pomeriggio della finale i mezzi di trasporto non si sarebbero mossi. E così sono arrivato sabato ed è stato meglio perché quello che è capitato dopo la finale non lo vedrò mai più».
«Avevo visto la partita a casa di amici italiani - ha aggiunto - e poi con il dottorando che mi accompagna siamo scesi in strada e abbiamo seguito la massa che dalla Recoleta è andata verso piaza de la Republica, dove c’è all’Obelisco. Una fiumana di gente in delirio si è fermata poi davanti al teatro Colòn: ho visto persone felicissime, che cantavano, ballavano, si baciavano. Con giovani e anziani che si abbracciavano. Siamo stati due ore sotto a una palma ad assaporare queste celebrazioni indimenticabili, sotto la gigantesca maglietta di Messi».


«La sera - ha proseguito Tarolli - abbiamo scelto un ristorantino nella zona della Recoleta e pure qui era bellissimo il tripudio albiceleste. L’Argentina, che è anche un po’ Italia dato lo stretto legame che le lega, sta vivendo un periodo non positivo dal punto di vista economico, ma in questa giornata ha dimenticato tutto e si è lasciata andare a una grande felicità. Comunque ho visto una folla sempre ordinata, con famiglie e bambini che inneggiavano Messi come un dio, ripetendo il suo nome e indossando la sua maglia. Io stesso ne ho comprata una e l’ho messa. Durante i festeggiamenti a fianco di quella dell’attuale capitano compariva spesso l’immagine di Maradona, come se si scambiassero il testimone ed entrassero entrambi nel “mondo degli dei”».
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Il Gazzettino