Aree sportive all’aperto: Rovigo è la provincia al top in Italia

Ci sono 49,6 metri quadrati per ogni minore, ma la situazione diventa critica nell’analisi degli impianti per le scuole e quindi anche per i club

Il pattinodromo delle Rose a Rovigo, "casa" dello Skating club
ROVIGO - Per Rovigo lo sport è croce e delizia, fra poche luci, alcune particolarmente brillanti come quella della palla ovale, e molte ombre. Ma, quasi...

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ROVIGO - Per Rovigo lo sport è croce e delizia, fra poche luci, alcune particolarmente brillanti come quella della palla ovale, e molte ombre. Ma, quasi inaspettatamente, arriva un piazzamento importante nella classifica nazionale che riguarda le aree sportive all’aperto in rapporto ai bambini e ragazzi con meno di 18 anni, perché il capoluogo polesano si classifica un gradino sotto al podio, quarto in Italia, con 49,6 metri quadrati per residente minore. Per capire il valore di questo dato, che vede Rovigo dietro solo a Ferrara con 65,3 metri quadrati, Oristano con 61,8 e Pordenone con 59,6, basti pensare che la meda nazionale si attesta ad appena 9 metri quadri a minore, meno di un quinto rispetto a Rovigo, e che, anche nei capoluoghi del Nordest, dove si registrano valori tendenzialmente maggiori, si raggiunge una media di 19,9 metri quadri per minore, meno della metà del dato rodigino.


In Veneto Belluno si ferma a 40,2 metri quadrati, Verona a 37,7, Vicenza a 22,8, Padova a 21,1, Treviso ad appena 12,1 e Venezia addirittura ad appena 7,5. Tuttavia, ecco subito affacciarsi le ombre. Innanzitutto perché si tratta di un valore che nasce da un rapporto e, se da un lato i metri quadri complessivi di aree sportive all’aperto raggiungono 376.827 metri quadrati, già di per sé oltre il doppio dei 150.610 di Treviso, va considerato che piccolo è anche il denominatore, ovvero il numero di residenti fra 0 e 17 anni, che a Rovigo nel 2021 fermavano a 6.612, davanti alla sola Belluno con 4.951 fra i capoluogo e vicina a realtà come Chioggia, Bassano e San Donà, tutte attorno ai 6.500.

SCUOLE DEFICITARIE
Non solo, ma il rovescio della medaglia è decisamente poco lusinghiero. Perché nella stessa analisi “I minori e lo sport”, realizzata dall’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini promosso da Con i Bambini e Openpolis, si guarda anche alla presenza di impianti sportivi nelle scuole. E qui la prospettiva si ribalta drasticamente, perché il dato, non più cittadino ma provinciale, riferito al 2018, vede Rovigo in questo caso al 15esimo posto dal basso fra le province con il minor numero di palestre, presenti in appena il 29,9% delle scuole. Oltre il 70% dei plessi scolastici polesani, quindi, non ha strutture sportive adeguate. A livello nazionale, con ovvie differenze geografiche, mediamente il 40,8% degli edifici scolastici ha una palestra o una piscina. «L’attività sportiva – si sottolinea nella ricerca - rappresenta uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di ragazzi e ragazze. L’educazione motoria è parte integrante di tutti i programmi scolastici europei, proprio per le possibilità offerte dallo sport in termini di socialità e apprendimento, ma la presenza di queste strutture rappresenta anche qualcosa di più: una palestra scolastica può essere utilizzata anche per attività pomeridiane, nell’ottica di promuovere lo “sport per tutti”, costituendo valore aggiunto per il territorio in cui si trova, oltreché un presidio sociale con grandi potenzialità».
 

NECESSITÀ IMPELLENTI


Non è un caso che in questi ultimi mesi, visto anche il necessario trasloco provvisorio per le tre società Olimpica Skaters, Pattinaggio Artistico e Skating Club, per i lavori di ristrutturazione del pattinodromo Ponzetti di via Malipiero, oltre che per l’esigenza di maggiori spazi per la pallacanestro, movimento in espansione, che ha visto sfiorare la promozione in A2 femminile delle ragazze della Rhodigium Basket, l’assessore allo sport del Comune di Rovigo Mattia Milan si sia messo alla ricerca di spazi da adibire proprio ad attività sportive al chiuso. Una splendida idea inizialmente coltivata era stata quella di utilizzare un padiglione del Censer, ma la Fondazione Cariparo ha detto no. E la ricerca continua. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino