Dall'archivio le storie dei bambini di strada nella Grande Guerra. C'è anche la sorella di Tina Modotti

Dall'archivio le storie dei bambini di strada nella Grande Guerra. C'è anche la sorella di Tina Modotti
Gli adolescenti di oggi raccontano i coetanei d'inizio Novecento, quelli più poveri e deboli a rischio criminalità. Ha appena visto la luce A cercar nidi....

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Gli adolescenti di oggi raccontano i coetanei d'inizio Novecento, quelli più poveri e deboli a rischio criminalità. Ha appena visto la luce A cercar nidi. Storie di “Minori discoli” 1914-1920 dalle carte dell’Archivio di Stato di Udine (LaNuovaBase), frutto di oltre tre anni di ricerca degli studenti del liceo Marinelli coordinati dalla professoressa Marcella Zampieri. È la terza opera prodotta dal laboratorio scolastico “Piccole storie” ed è dedicata ad alcune figure particolari di cui si trova traccia nell’Archivio di Stato di Udine. “Minori discoli” è l’espressione ufficiale con cui la giustizia italiana definiva i bambini e ragazzi al di sotto dei 21 anni considerati irrecuperabili, cioè indisciplinati, ribelli, impenitenti, accusati di furti o comportamenti immorali. La sorte e le istituzioni potevano destinarli a un istituto di correzione, grazie al quale forse sarebbero stati in grado di scansare la povertà, ricevere un’istruzione e imparare un lavoro, così da arrivare più preparati alla vita adulta.



LA RICERCA
Nell’Archivio di Udine ci sono i documenti ufficiali, riscoperti proprio dai 45 studenti del laboratorio del liceo Marinelli, che hanno valutato le 174 pratiche aperte dal Tribunale tra il 1914 e il 1920, ne hanno riprodotte digitalmente circa la metà e analizzate circa una cinquantina; infine hanno selezionato le 27 storie inserite nel volume. Per ogni “discolo” è stato ricostruito il contesto che ha portato all’intervento delle istituzioni, approfondendo e integrando dove possibile con informazioni da altre fonti e allegando a ogni capitolo le trascrizioni e riproduzioni fotografiche dei documenti.  Il libro è introdotto da brevi saggi che inquadrano gli aspetti sociali, economici e sanitari di questo periodo bellico, con schede che indagano tematiche specifiche. All’interno, oltre alle trascrizioni testuali dei documenti, ci sono molte immagini d’archivio per lo più inedite. Il volume (che non è in vendita) sarà disponibile alle presentazioni o richiesto alle librerie Friuli, Moderna e Tarantola di Udine. Prima presentazione, oggi alle 18.30 nel cortile del liceo Marinelli a Udine. Ingresso libero, nei limiti della capienza, con obbligo di mascherina. 

PICCOLE STORIE
Ed ecco il piccolo Arturo Toso, che come racconta il patrigno «fu internato nell’Istituto pel solo motivo ch’era un po’ troppo vivo all’età di nove anni poteva incorrere a qualche pericolo fra i quali quello di cercare i nidi sui coperti delle case». Guglielmo che “appartiene alla musica”, Pia che “partorì bambina morta macerata per sifilide”, Giuseppina “ritratta in costume adamitico dal capitano Morandi”, Iolanda “tanto pestata sotto i piedi”, Nicola, “il gobbetto che chiede la carità davanti alle Grazie”e tanti altri. Bambini e adolescenti nel tempo doloroso della Grande guerra, vittime incolpevoli della miseria e del degrado, destinati alle Case di correzione. Sono incontri che commuovono, ispirano grande pena, ma anche consolano, per l’ardente desiderio di riscatto: c’è chi resta folgorato dalla musica e cerca di imparare uno strumento, chi diventa sarto o calzettaia, chi si affranca sposandosi o arruolandosi nell’esercito. Sfogliando le carte dell'archivio, ecco quelle delle autorità impeccabili, talvolta severe, talvolta più comprensive, e quelle dei piccoli e delle famiglie invece accorate, testimoni di rabbia e rimorso, promesse e speranze.

LA SCOPERTA

Un ritrovamento inatteso è stato il fascicolo di Valentina detta Gioconda Modotti, sorella della più famosa Tina: “discola” nel 1915, lo sarà anche suo figlio Tullio nel 1929. La famiglia di Tina Modotti, padre operaio madre casalinga cucitrice, già sul finire dell'Ottocento era emigrata in Austria a cercare invano fortuna. Rientrati a Udine, il padre Giacomo Modotti era emigrato negli Stati Uniti, dove nel 1913  l'avrebbe raggiunto anche la figlia Tina, a Udine impiegata nella "Fabbrica Premiata Velluti, Damaschi e Seterie Domenico Raiser", per lavorare in una una fabbrica tessile prima di affermarsi nel cinema e poi trovare la propria strada come fotografa, attivista. Gioconda Modotti, ragazza madre, ebbe una vita differente dalla sorella maggiore e a lei e al figlio Tullio è dedicato il primo capitolo delle storie del libro A cercar nidi, arricchito da un approfondimento sulle vicende della famiglia, considerando che Tina Modotti fu sempre legata alla sorella minore e al nipote Tullio, che cercò invano di portare negli Stati Uniti.
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Il Gazzettino