Chiara, architetto paesaggista: «In Svizzera il mio lavoro è riconosciuto, ma mi manca Belluno»

Chiara, architetto paesaggista: «In Svizzera il mio lavoro è riconosciuto, ma mi manca Belluno»
Sono oltre mille i bellunesi iscritti al socialnetwork Bellunoradici.net. L'Associazione Bellunesi nel Mondo racconta la storia di uno di loro: Chiara Pradel, 37enne nata a...

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Sono oltre mille i bellunesi iscritti al socialnetwork Bellunoradici.net. L'Associazione Bellunesi nel Mondo racconta la storia di uno di loro: Chiara Pradel, 37enne nata a Feltre e che fino all'età di 17 anni ha vissuto a Belluno. «La mia infanzia - spiega Chiara - è trascorsa nel Bellunese, così come i successivi anni delle scuole, in particolare ricordo sempre il mio Liceo Tiziano. Vivo da diversi anni a Paradiso, Ticino (Svizzera). A Lugano nel 2015, in un ospedale che non si affaccia sulle Dolomiti, ma sul Monte Brè e sul Lago Ceresio, è nata mia figlia Olga. Sono un architetto paesaggista e sono sposata con un architetto, Michele, che è nato a Bari, ma che ho conosciuto durante gli studi universitari a Venezia. Olga chiama casa diversi posti in Svizzera e in Italia, tra i quali proprio Belluno e questo mi fa  molto piacere». «Ho studiato Architettura allo IUAV di Venezia - racconta Chiara -. A 25 anni mi sono trasferita in Svizzera e da più di 12 anni vivo qui e mi occupo di architettura del paesaggio. Quali le differenze principali con Belluno? «Il lavoro che ho scelto - dice - non sempre è riconosciuto in Italia, perché ancora è difficile che i privati, o anche gli enti pubblici, investano nella ricerca e nel progetto degli spazi aperti, come piazze, strade, giardini, parchi, incaricando un architetto del paesaggio. Invece io credo molto nel valore del paesaggio come bene collettivo e nella necessità di prendersene cura».


«La stessa autonomia che ho cercato emigrando poco più che ventenne - dice -, a volte è stata difficile da sopportare, perché ho provato, come tutti gli emigranti credo, momenti di solitudine e la paura di non riuscire ad inserirmi in una nuova realtà o di essere considerata una cittadina di serie B». Rientrerai a Belluno? «In realtà posso guidare cinque ore e trovarmi di nuovo a casa, quindi mi sento un'emigrata privilegiata. Non escludo di tornare. A Belluno ho lasciato gli affetti. Quando torno a Sois inoltre mi sento tuttora protetta da una rete sociale che ha grandi qualità ed enorme valore: una rete di persone eccezionali, difficile per me da trovare ad esempio a Lugano. Ciò che più mi manca di Belluno, quindi, sono i Bellunesi, oltre al paesaggio unico che accompagna le giornate e le stagioni».    Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino