Restauri e acqua alta, il procuratore di San Marco: «Servono 50 milioni per salvare la Basilica»

La basilica di San Marco
VENEZIA - L'opera di conservazione e restauro della basilica di San Marco a Venezia, dopo i danni mostruosi causati dall'Aqua Granda del 2019 costerebbe una cinquantina di...

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VENEZIA - L'opera di conservazione e restauro della basilica di San Marco a Venezia, dopo i danni mostruosi causati dall'Aqua Granda del 2019 costerebbe una cinquantina di milioni di euro. Lo ha detto e ribadito ieri il Primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin alla commissione Cultura del Consiglio regionale veneto.


Che il monumento simbolo della millenaria civiltà di Venezia abbia bisogno di molte cure per preservarlo nella sua interezza per le prossime generazioni è risaputo. Quello che in tanti ancora non sanno è che fino a quando non ci sarà la messa in sicurezza dall'acqua alta, il conto finale è destinato a lievitare. Attualmente la protezione dall'acqua salsa è assicurata fino a 88 centimetri di marea sopra il livello medio del mare. Poi, se il Mose entra in funzione, tutto bene, ma per le maree tra i 90 e i 110 centimetri la Basilica è vulnerabile e il suo nartece viene allagato, il sale si arrampica lungo le pareti e provoca la consunzione dei marmi e il distacco dei mosaici.

L'AUDIZIONE
L'audizione si è tenuta per conoscere il rendiconto del contributo straordinario erogato dalla Regione dopo l'acqua alta eccezionale del 2019 di un milione e 100mila euro. L'intervento era stato deciso dal Consiglio per finanziare parte degli interventi urgenti di riparazione della pavimentazione e dei mosaici della basilica, gravemente danneggiati. Complessivamente sono stati attivati 14 cantieri.
«Purtroppo - ha notato Tesserin - tutte le problematiche che si sarebbero dovute affrontare per dare una risposta ai problemi dell'area marciana e dell'intera laguna di Venezia sono rimaste ancora in sospeso: il Mose, che per fortuna funziona, non è sufficiente. A distanza di due anni e due mesi da quell'evento così drammatico, non si è fatto ancora nulla per la messa in sicurezza dell'area marciana, nonostante il progetto presentato dalla Procuratoria. Ad ogni acqua alta la basilica di San Marco subisce danni immani. La Regione del Veneto - ha concluso - è stata l'unica istituzione, delle tante con cui siamo in rapporto, che ci ha dato una mano vera nel momento più drammatico».

GLI INTERVENTI
Il dettaglio dei lavori è stato spiegato dall'architetto Mario Piana, il Proto della Basilica.
«Con le risorse messe a disposizione dalla Regione - ha precisato  - la Procuratoria di San Marco ha provveduto a lavare con acqua dolce i pavimenti e il piede dei rivestimenti marmorei, intaccati da un'acqua alta che ha raggiunto i 120 centimetri (effettivi, ndr), a desalinizzare marmi e pietre, e consolidare le superfici di pavimentazione compromesse, a risistemare gli infissi danneggiati, a restaurare i mosaici rimuovendo le malte ammalorate e a curare transenne e lastre di rivestimento degli altari».
Dopo essersi complimentata per la celerità dei lavori la presidente della Commissione, Francesca Scatto, ha auspicato che il rapporto possa proseguire con un percorso programmato di manutenzione e valorizzazione.

IL PROGETTO FERMO

Intanto, però, il progetto per salvare la Basilica dalle acque alte di media entità, quelle non intercettate dal Mose, resta fermo al palo. Si tratta di una barriera in vetro posizionata sul sagrato i cui lavori sono iniziati in autunno tra mille difficoltà nell'approvazione. Poi i lavori si sono fermati perché le imprese non venivano pagate dal Consorzio Venezia Nuova, ma anche quando si lavorava lo si faceva in un cantiere allagato quasi ogni giorno. Infine, quando parte dei soldi è arrivata e le imprese erano pronte l'ultimo motivo di blocco sono stati alcuni rinvenimenti archeologici, per cui si è in attesa del via libera dalla Soprintendenza.
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Il Gazzettino