Sapete quanti atti burocratici servono per aprire una pizzeria al taglio? 70.

Sapete quanti atti burocratici servono per aprire una pizzeria al taglio? 70. (Foto di gaurav tiwari da Pixabay)
TREVISO - C'è ancora chi pensa che per fare e servire al pubblico una buona pizza al taglio bisogna usare la migliore mozzarella, pasta lievitata quanto serve e salsa...

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TREVISO - C'è ancora chi pensa che per fare e servire al pubblico una buona pizza al taglio bisogna usare la migliore mozzarella, pasta lievitata quanto serve e salsa di pomodoro casareccio. Dimenticando che invece l'ingrediente principale per avviare una attività di pizza per asporto è saper fare una gimcana fra 70 diversi adempimenti burocratici. Un vero e proprio percorso ad ostacoli che fa dire al direttore della Cna provinciale di Treviso Giuliano Rosolen che «nei confronti di queste attività da parte dello Stato c'è un vero e proprio accanimento». 


LA DENUNCIA
La denuncia sulla valanga di scartoffie che precipita addosso alle 400 imprese di questo tipo che sono attive nella Marca impegnate nel settore della cosiddetta ristorazione non assistita è proprio l'associazione di categoria degli artigiani e delle piccole e medie imprese. «Oltre ai 70 adempimenti per poter avviare l'attività - attacca Rosolen - ne servono poi altri 20 per consentire il consumo immediato del prodotto. L'artigiano deve rispettare ben 33 circolari del Mise e sa di poter essere controllato da 21 diverse autorità ispettive». Roba da far passare la voglia a chiunque. 

IL NODO

Il nodo, spiega la Cna, è la necessità fissata dal legislatore di fare sì che la ristorazione non assistita non venga assimilata a quella assistita. Una necessità che però non terrebbe neppure conto dei bisogni dei consumatori, che sempre di più si affidano per pasti veloci ad artigiani che producono pane, pizza o altri cibi da asporto. «E un problema che in provincia di Treviso riguarda un comparto sempre più diffuso e ancora in grande crescita - puntualizza il direttore della Cna - e che ci porta a rasentare l'assurdo costringendo chi vuole consumare un pasto in una pizzeria da asporto o in un forno artigiano a stare per forza scomodo. Perché l'idea di voler creare uno spazio dove il cliente possa mangiare i cibi fatti dall'artigiano, senza l'assistenza del personale, è diventata quasi sovversiva e allora per far consumare sul posto il cibo prodotto nel proprio laboratorio, si è costretti a scalare una montagna di scartoffie, che oltretutto decretano per legge la scomodità del cliente dato che per non essere assimilati alla ristorazione assistita i pizza al taglio devono avere i piani di appoggio e sedute non abbinabili; i piatti, le posate, i bicchieri non devono essere durevoli, l'erogazione di bevande alla spina è tassativamente vietata così come l'uso di macchine da caffè industriale: vale solo servire bevande in bottiglia o in lattine e caffè in cialde fai-da-te». 
de.bar. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino