VENEZIA - Sono le 7.30 del mattino, quando venti finanzieri suonano il campanello di una palazzina rosa, alle porte di Piove di Sacco. È lì che hanno sede il...
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LA PROCEDURA Quel pasticciaccio brutto di corso Italia è una vicenda assai nota nel capoluogo isontino. Nell’estate del 2016 la procedura aperta per i lavori di riqualificazione dei controviali alberati viene aggiudicata dal Comune alla cooperativa Co.Ge.T. di Bari, per un importo netto di 2.100.470,59 euro, in virtù di un ribasso d’asta del 23,77% sulla base di gara pari a 2.723.000. La consegna viene fissata per il 31 marzo 2018, anche attraverso il subappalto di una parte del cantiere a Cev, che a sua volta incarica come socio esecutore Costruire, ma non verrà mai onorata. «Per alcuni mesi abbiamo lavorato bene e siamo stati pagati regolarmente dai pugliesi – racconta Fernando Mazzaro – ma ad un certo punto i soldi non sono più arrivati. Avanzavamo 300.000 euro rispetto al milione pattuito e abbiamo sputato sangue per continuare a pagare salari e contributi ai nostri sei operai. Così abbiamo detto basta». Il cantiere si blocca e, fra buche e transenne, negozi e bar finiscono in trappola, denunciando per mesi e mesi cali degli affari anche del 90% e arrivando in certi casi alla chiusura. «Un incubo – conferma il sindaco Rodolfo Ziberna – perché non stiamo parlando di una zona di periferia, ma del cuore della città, su avevamo investito in termini di verde, pulizia e vivibilità. Il mio terrore era che Co.Ge.T. fallisse: in quel caso avremmo dovuto rifare la gara daccapo».
GLI ACCERTAMENTI Il municipio cerca di trattare con la ditta barese, ottenendo promesse puntualmente disattese, mentre fra commercianti e residenti monta la protesta, documentata quotidianamente dalla stampa locale. Così, mentre viene rescisso il contratto per il mancato rispetto del termine, la vicenda arriva alle orecchie delle Fiamme Gialle. Sulla cooperativa in gravi difficoltà finanziarie scattano i primi accertamenti e i militari vanno in municipio a sequestrare le carte dell’appalto. Evidentemente da cosa nasce cosa: gli investigatori accendono un faro anche su Cev e Costruire, sospettate di aver violato insieme a Co.Ge.T. (che dal 5 settembre risulta in liquidazione amministrativa) il Codice degli appalti, superando il tetto del 30% nel subappalto. «Ma questo non è vero – replica Mazzaro – perché noi, con la nostra manodopera, siamo rimasti entro i limiti, come risulta anche dalle fatture. Da quanto abbiamo capito, i magistrati conteggiano un 50% con i marmi e gli altri materiali di pregio, ma erano i pugliesi a fornirceli».
I FALDONI Nel corso delle perquisizioni a carico di Fernando e Simone Mazzaro, estese anche alle abitazioni e alle auto, vengono acquisiti faldoni di documenti e un hard disc, trovati cercando «documenti, dati digitali, messaggi di posta elettronica, conversazioni whatsapp – si legge nel decreto – memorizzati su computer, telefoni e altri supporti informatici».
Il Gazzettino