MOTTA DI LIVENZA - Già da qualche giorno le e-mail dei clienti del brand Pakkiano fioccavano nella casella di posta elettronica lamentando disservizi della piattaforma web...
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Ieri, al posto della vetrina online con t-shirts e felpe in bella mostra, l'homepage del sito presentava una schermata tutta nera: al centro un incappucciato con bandana rossa per proteggere la bocca e il volto, marchiata da falce e martello. È così che la sezione italiana di Red Hack, un sedicente gruppo di hacker nato in Turchia nel 1997, ha messo fuorigioco la principale rete di vendita a marchio Pakkiano: il web appunto.
A dar via all'attacco elettronico sarebbe stata una ritorsione per la maglia celebrativa che Stefano Cigana, imprenditore di Motta di Livenza, ideatore e proprietario del brand, ha dedicato alla polemica sorta in seguito alla spiaggia fascista di Punta Canna, stabilimento balneare a Chioggia, e all'apertura del fascicolo d'indagine per apologia del fascismo nei riguardi del gestore Gianni Scarpa. La maglia in questione in cui viene stilizzata l'aquila, simbolo di potere nell'Antica Roma che durante il Ventennio reggeva con gli artigli il Fascio Littorio, ora è al di sopra della scritta Apologia. La stessa parola compare sotto l'invito dei presunti Red Hacks italiani a boicottare la casa d'abbigliamento mottense, che spiegano il motivo per cui il principale metodo di vendita sia stato bloccato e reso inaccessibile: «Il trash apologico - si legge - è un oltraggio all'integrazione».
Per Cigana è già iniziata la conta delle perdite in termini monetari, che secondo quanto riferito, sarebbe di migliaia di euro al giorno.
Il Gazzettino