OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PEDEROBBA - Aveva donato tutti i suoi risparmi, quasi mezzo milione di euro, agli amministratori di una casa di riposo. In cambio la struttura le avrebbe fornito assistenza e cure per tutta la vita. Ma secondo gli inquirenti l'anziana disabile era incapace di intendere e di volere quando ha firmato il lascito. È iniziato ieri, 13 febbraio, il processo a una coppia di imprenditori, napoletani di origine ma residenti a Pederobba. Emanuele Auletta, 32 anni, e la moglie Maria Iavazzo, 29, sono accusati di circonvenzione di incapace e riciclaggio. La vicenda risale alla fine del 2018 e riguarda la casa di riposo "Istituto San Vincenzo" di Alano di Piave (Belluno). Con un unico atto notarile la donna aveva trasferito 500mila euro sul conto della società, con sede legale nella Marca, che gestisce la residenza per anziani. L'accordo prevede che le rette le vengano garantite a vita. Di quel tesoretto, 363mila euro per la precisione, sarebbe stato investito per comprare un ex albergo da adibire a Rsa. Si tratta dell'immobile di via Conti Franzoia a Colmirano, dove è attiva la casa di soggiorno in cui è ospitata la disabile.
I SOSPETTI
I cospicui movimenti di denaro avevano insospettito la banca dell'anziana. Così era scattata una segnalazione alla Banca d'Italia, come istituti bancari e professionisti sono tenuti a fare quando si trovano di fronte a compravendite, prelievi o altre operazioni in cui si paventa il sospetto di reato. A sua volta la Banca d'Italia aveva informato la Procura di Belluno, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri e della guardia di finanza bellunese.
LA CONTROPERIZIA
Diametralmente opposta la versione della difesa. I legali degli imputati, gli avvocati Valentino Cirri e Massimiliano Paniz, hanno commissionato una controperizia da cui emerge che la signora fosse nel pieno possesso delle sue facoltà mentali al momento della donazione "modale". «È stata una donazione libera, fatta senza costrizioni o inganni di sorta» affermano le difese. La casa di riposo, dal canto suo, sta onorando l'accordo continuando a garantire cure e assistenza alla sua ospite. Anche se i soldi sono stati posti sotto sequestro in attesa delle decisioni del tribunale.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino