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VENEZIA - L'antenna 5g installata nel terreno di un privato nell'isola di Sant'Erasmo non è andata giù a chi risiede e lavora nella piccola oasi verde della laguna nord veneziana. Sabato un gruppo di persone si sono riunite nel patronato per confrontarsi: residenti, aziende agricole, associazioni e coloro che hanno affittato il terreno al gestore telefonico si sono trovati faccia a faccia per discutere della "novità". Quella che i cittadini hanno definito una «megastruttura per soli 500 abitanti alta 25 metri visibile dalla laguna nord in prossimità di abitazioni e scuole» ha acceso il dibattito principalmente su tre punti. Il potenziale danno economico derivante dal possibile deprezzamento di proprietà e attività agricole, l'inquinamento elettromagnetico che la struttura provocherà e l'impatto paesaggistico-ambientale. Il comitato ha paura che l'insieme di queste tre variabili si accompagni poi a una programmazione urbanistica sull'isola diversa da quella originaria, cioè di "orto di Venezia".
COMUNITÀ MINACCIATA
Infatti, l'area è considerata da chi la frequenta quotidianamente una specie di oasi, che cozza con un investimento infrastrutturale tecnologico derivante dall'installazione di questa antenna. Dalla sua nascita il 5g ha sempre fatto discutere tra timori e preoccupazioni più o meno fondati, che trovano tesi dimostrate in una o nell'altra direzione. Quello che è certo è che a Sant'Erasmo la preoccupazione è reale. Enrico Ricciardi, uno dei portavoce del comitato che vorrebbe capire cosa succederà nell'isola lagunare, spiega le titubanze: «C'è un contrasto con il paesaggio, intorno all'antenna c'è un'azienda che coltiva prodotti biologici e li vende, ora ci sono dubbi perché è da capire cosa faranno queste onde. Alcuni esperti ci hanno spiegato che da studi effettuati c'è una correlazione tra l'esposizione al 5g e la nascita di tumori anche ignoti». Senza fare nomi, il portavoce prosegue: «Un prestigioso istituto italiano ha riscontrato sulle cavie la generazione di tumori. Inoltre le aziende che producono queste antenne non investono in sicurezza, non accertano se ci sia una correlazione tra l'inquinamento elettromagnetico ed eventuali ripercussioni sulla salute».
Il Gazzettino