L'Anpi: «Non neghiamo le foibe, sono solo espressioni colorite su cui si specula»

L'Anpi: «Non neghiamo le foibe, sono solo espressioni colorite su cui si specula»
Antonella Toffanello prende le distanze da quanto postato dalla pagina ufficiale dell'associazione, cercando di offrire una diversa lettura di quelle frasi che hanno avuto un...

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Antonella Toffanello prende le distanze da quanto postato dalla pagina ufficiale dell'associazione, cercando di offrire una diversa lettura di quelle frasi che hanno avuto un effetto deflagrante superando ben presto i confini del Polesine. La presidente della sezione di Rovigo dal 2013, già militante del Pci, ha aderito all'Anpi nel 2006, quando è stata aperta l'iscrizione anche a chi, pur non avendo combattuto nella Resistenza, ne condividesse i valori.


SMENTITA UFFICIALE - «La tragica vicenda delle foibe, che copre un amplissimo arco di tempo, va affrontata senza alcuna ambiguità, contestualizzando i fatti. L' Anpi lo ha fatto con senso di responsabilità civile e serietà storiografica. Il post comparso sulla pagina Fb dell' Anpi di Rovigo è sbagliato e non rappresenta affatto la posizione della nostra associazione. Prova ne è, fra le tante, l'inaugurazione il 10 febbraio prossimo, a Jesolo, di un monumento a tutte le vittime delle foibe con l'attiva partecipazione della nostra sezione locale». Così in una nota la Segreteria nazionale Anpi, l'Associazione nazionale Partigiani, riguardo al caso del post sulle foibe pubblicato su Facebook dall' Anpi di Rovigo. «Segnaliamo che nonostante l'Anpi provinciale abbia subito smentito quel post - aggiunge la Segreteria nazionale Anpi -, la destra estrema ha scatenato una campagna di stampa contro tutta l' Anpi e contro l'eredità dei partigiani. Non ci faremo intimidire: continueremo, con la pazienza della ragione, sulla nostra strada per rispettare la verità storica, salvaguardare i valori della Resistenza, difendere la Costituzione».

INTERVISTA -  Come Associazione nazionale partigiani, negate l'esistenza storica delle foibe?
«No, non la neghiamo e ovviamente, abbiamo rispetto per i morti. Non è questa la posizione della nostra associazione».
Allora perché è stato scritto questo su Facebook, proprio a nome dell'Anpi di Rovigo?
«Tutto è stato ampiamente travisato. Il riferimento era, in quel caso, alla foiba di Basovizza, sulla quale c'è una discussa ricostruzione storica».
Una discussa ricostruzione storica su un luogo omaggiato da Ciampi e Napolitano?
«Ricostruzioni di storici che studiando atti e documenti, hanno evidenziato come la vulgata sulla foiba di Basovizza abbia delle lacune. Questo non vuol dire negare l'esistenza delle foibe, ma bisogna sempre ricordare che la storia di quanto avvenuto sul cosiddetto confine orientale è molto complessa e per questo motivo, ogni tipo di semplificazione e banalizzazione è sbagliata».
Una vergognosa fandonia?
«Perché una simile frase sta scatenando un putiferio? La discussione è tutta su un altro piano. Il vero problema è che questo Paese non ha davvero mai fatto seriamente i conti col proprio passato».
Ma non è ciò che è stato scritto. Anzi, sembra chiaro il contrario: è un equivoco?
«Volutamente si cerca di creare un caso. E non è un caso che tutto sia avvenuto a ridosso del Giorno della memoria, perché l'intento serpeggiante è quello di procedere con un appiattimento e un'equiparazione, come se ricordare le foibe riuscisse in qualche modo a fare passare in sordina quello che è stato l'olocausto e quali siano stati i crimini del nazifascismo».
Ma la frase è stata scritta sulla pagina dell'Anpi: non vi aspettavate simili reazioni?
«Si sta speculando su espressioni colorite scritte nel contesto di una discussione su Facebook. L'intenzione non era certo quella di negare l'esistenza delle foibe, ma di contrastare chi cerca di enfatizzare una vicenda storica delicata e con aspetti controversi, non esitando, come è ben facile dimostrare, a far passare per verità anche tanti contenuti che sono storicamente falsati o, comunque, estrapolati dal loro contesto».
Chi è stato a scrivere quei post?
«È stato l'amministratore della pagina Facebook, che è un dirigente della nostra associazione. Non è certo un ingenuo o uno sprovveduto, ma probabilmente ha commesso l'ingenuità di cadere in una provocazione e di rispondere in modo impulsivo non considerando il luogo in cui si stava svolgendo la discussione. Si è lasciato andare».
Quindi è per questo che il post è stato cancellato?

«Nessuna censura, ma il problema è che decontestualizzando singole frasi, si riesce agevolmente a far passare ogni tipo di messaggio».
Francesco Campi
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Il Gazzettino