Andrea Maggi, L'anoressia, quella "bestia" che ti divora da dentro. La lezione del prof de Il Collegio: «Ma noi facciamo troppo poco»

Andrea Maggi, L'anoressia, quella "bestia" che ti divora da dentro. La lezione del prof de Il Collegio: «Ma noi facciamo troppo poco»
Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino commenta la piaga dell'anoressia, disturbo...

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Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino commenta la piaga dell'anoressia, disturbo dell'alimentazione che colpisce un numero di giovani donne sempre maggiore. Ecco cosa ne pensa Maggi.

 

Venerdì si sono celebrati i funerali di Emanuela Perinetti, figlia di Giorgio, il responsabile dell’area tecnica dell’Avellino calcio, morta mercoledì scorso di anoressia a 34 anni. Una decina di giorni fa c’è stato il femminicidio di Giulia Cecchettin. Due facce di una stessa medaglia. Emanuela, laureata alla Luiss di Roma, era una giovane donna in carriera. La sua morte ha destato sconcerto e ha fatto il giro dei social. Non le mancava niente, aveva soldi, popolarità, successo. Ma allora perché si è lasciata morire di fame? Le parole che fanno più rabbrividire sono quelle di papà Giorgio: “Non capiamo perché si sia lasciata spegnere così”. Già, perché l’anoressia è una brutta bestia, subdola. Ti divora da dentro, a poco a poco, iniziando dal grasso, per poi passare a tutto il resto. Ti riduce a uno scheletro. In breve ti ritrovi stesa su un letto di ospedale con una cannula infilata nel naso e a quel punto il tuo cuore batte finché ne ha la forza, ma siccome anche quello è un muscolo, la bestia, quando non ha più niente da mangiarsi, ti divora anche il cuore. I disturbi dell’alimentazione oggi colpiscono un numero di adolescenti sempre maggiore.

«La perfezione, un'ossessione incontentabile»

A scuola ne vediamo moltissime farsi trasparenti, diventare esili, con i capelli crespi, le occhiaie, le spalle incurvate e il collo su cui puoi contare le vertebre in rilievo. I maglioni più grandi di tre o quattro taglie, le mani nascoste sotto i polsini, le gambe come stecchini, di cui intravedi solo le caviglie come stuzzicadenti. La pelle trasparente e lo sguardo triste e perso. Se chiedi loro cosa c’è che non va, ti rispondono che niente, va tutto bene, che mangiano, che non hanno bisogno di aiuto. Mentono così bene che credono alle loro stesse menzogne. I genitori si sentono inermi. C’è di che non dormire la notte per un padre e per una madre, c’è di che impazzire. Quando ormai la bestia le è entrata dentro, non è più una questione di dieta. Il problema non è nello stomaco, ma nella testa. Vuole essere perfetta, e a scuola è anche brava, anzi, bravissima; ma allora com’è che continua a sentirsi così imperfetta? La perfezione diventa un’ossessione incontentabile. Tutto sembra nascere da una fragilità interiore, innescata apparentemente da una lite familiare, da una parola di scherno, da un commento a un post, vai a capire; e quando il meccanismo è avviato, la sottrazione del cibo diviene un’autopunizione a cui il fisico finisce per assuefarsi.

«Le istituzioni e la politica devono combattere»

Le istituzioni fanno ancora troppo poco per frenare questa piaga sociale perché ancora non osservano il male nel suo insieme. Come per Giulia Cecchettin, ancora una volta le donne sono le vittime predilette. Ancora una volta è la società a rivelarsi smisuratamente violenta nei loro confronti, a tal punto che molte di loro se ne sentono rifiutate già da piccole. E questo senso di inadeguatezza le induce a voler scomparire privandosi del cibo. L’anoressia colpisce perlopiù le donne perché questa nostra società dei minuti di silenzio, sotto sotto, le odia. Le istituzioni e la politica devono combattere. E se non lo fanno loro, dobbiamo farlo noi genitori, noi insegnanti. Non dobbiamo più permettere che le donne fin dall’età dello sviluppo (guarda caso!) percepiscano di vivere in un mondo che le considera delle nullità. Emanuela Perinetti, come Giulia Cecchettin, è l’ennesima vittima di una società violenta contro le donne. Colpevole è la nostra cultura, ancora malata di un imperdonabile e intollerabile sessismo.

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Il Gazzettino