Sei maggio 1976, il terremoto: per i friulani una ferita sorda e profonda

La demolizione post sisma del vecchio cinema di Gemona
FRIULI - Sono passati 41 anni dal 6 maggio 1976, dal tremendo terremoto che ha cambiato per sempre il volto del Friuli, e con esso gli stili di vita, le abitudini, le tradizioni....

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FRIULI - Sono passati 41 anni dal 6 maggio 1976, dal tremendo terremoto che ha cambiato per sempre il volto del Friuli, e con esso gli stili di vita, le abitudini, le tradizioni. Specialmente nei paesi che più furono colpiti dalle scosse, non solo quella dei 6 maggio, alle 21, quando la gente aveva appena finito di cenare e le mamme si preparavano per mettere a letto i bambini piccoli, ma anche quella del 15 settembre, nello stesso anno. Anche il 15 settembre, infatti, la terra tremò di nuovo, infierendo un nuovo, terribile colpo alle popolazioni del Friuli, a chi aveva già lavorato per ricostruire. E si è vista crollare ancora una volta tutto sotto gli occhi. 


Gemona, Artegna, Faedis, Attimis, Montenars, Osoppo, Magnano in Riviera, Cassacco, Lusevera, Taipana, Buja, Treppo Grande, Tarcento, Nimis, Majano, Venzone, Trasaghis, Forgaria nel Friuli, Ragogna, San Daniele del Friuli, Cavazzo Carnico, Amaro, Bordano, Colloredo di Monte Albano, Chiusaforte, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta, Tolmezzo, Villa Santina i paesi colpiti in provincia di Udine. Tredici quelli colpiti in provincia di Pordenone. I morti? 990. Le case distrutte non si contavano, così come le fabbriche, le chiese, le stalle, i luoghi di aggregazione. 

Il terremoto del 1976 resta una ferita sorda e profonda per la comunità del Friuli che in questi 41 anni ha ricostruito tutto. Ma non ha dimenticato niente, di quei giorni di tragedia. Oggi non c'è nulla che rimanga maceria. Ed è un orgoglio per chi, a vario titolo, ha contribuito a edificare, ristrutturare, recuperare e salvaguardare. Oggi, sabato 6 maggio del 2017, in tutti i paesi sono state ricordate le vittime, con i rintocchi della campane. Tante le cerimonie di commemorazione, i ricordi, le targhe a memoria. Il 1976 segna anche l'anno della nascita della protezione civile, divenuta poi modello in tutta Italia. 

A Gemona l'assessore Fvg Paolo Panontin ha preso parte alla cerimonia nel piazzale intitolato a Emanuele Chiavola, già segretario generale della ricostruzione al fianco del commissario straordinario Zamberletti, in cui sono state ricordate tutte le vittime del terremoto, e in particolare i quattro vigili del fuoco cui è stato dedicato un monumento, inaugurato nel 2011, originariamente ideato dallo scultore Nino Gortan e realizzato dal figlio Michele per ricordare l'opera di soccorso portata alla popolazione dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
 

L'assessore Panontin ha deposto una corona ai caduti, assieme al prefetto di Udine Vittorio Zappalorto, al questore Claudio Cracovia, al comandante della Brigata Alpina Julia Paolo Fabbri, al comandante della Legione Carabinieri Friuli Venezia Giulia Vincenzo Procacci e al comandante regionale dei Vigili del Fuoco Loris Munaro, al sindaco di Gemona Paolo Urbani e al giovane sindaco del consiglio comunale dei ragazzi della cittadina pedemontana, Luca Pellegrini.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino