PORCIA - Restano disperate le condizioni di Nathanel Baffoe Adoma, il 14enne di Sant'Antonio, originario del Ghana, che martedì pomeriggio, 14 luglio, è stato...
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LE INDAGINI
I carabinieri della stazione di Pordenone, guidati dal maresciallo Mirko Moras, hanno ascoltato i tre ragazzi tutti maggiorenni che, una volta recuperato il corpo esanime dell'adolescente, hanno cominciato a praticargli le manovre di primo soccorso in attesa dell'arrivo di 118 e vigili del fuoco. A Porcia sono ore di angoscia per le sorti del ragazzino, promessa del basket. Il sindaco Marco Sartini ha espresso, a nome dell'amministrazione, vicinanza alla famiglia. Martedì pomeriggio Nathanel avrebbe dovuto partecipare al solito allenamento pomeridiano al PalaCrisafulli. C'era, però, un problema: il certificato medico gli era scaduto ed era in attesa del rinnovo «Mi ha mandato un messaggio - spiega coach Matteo Silvani -dicendomi che sarebbe andato con gli amici in piscina. Gli ho risposto che andava bene, del resto è sempre stato un ragazzino con la testa sulle spalle». Il destino, invece, ha voluto altro. In piscina il 14enne non è mai andato. Si è dato appuntamento con un gruppetto di 5 amici in riva al Meduna (accesso da via Levade a Pordenone). Tutti, tranne due, sono entrati in acqua. «Quando è scomparso improvvisamente dalla vista - ha ricordato Mirko Marcuzzi, uno di quelli che è rimasto a riva - nessuno ha pensato fosse una cosa seria. Si pensava ad uno scherzo».
IL TERRORE
Più il tempo passava e più, invece, il terrore si è dipinto sul volto degli amici. A trovarlo a pancia in giù, a 200 metri di distanza dal punto in cui era stato notato l'ultima volta, sono stati altri due giovani di Pordenone - Mattia Pozzan e Marco Gortana per i quali il Comune sta valutando se concedere un riconoscimento - che facevano parte di un altro gruppo. «In tre a turno - racconta Marcuzzi - ci siamo alternati per praticargli il massaggio cardiaco. Non dava segni di vita, poi il suo cuore ha ripreso a battere per un po' per poi arrestarsi nuovamente. Ormai quello che è stato è stato, il nastro non si può più riavvolgere. Mi sto chiedendo ancora che cosa avrei potuto fare per evitare che non succedesse. Sono sconvolto e più ci penso e più sto male». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino