Padova. Annegato nel Brenta, l'esame sul corpo del giovane in fuga non mostra segni di violenza

L'autopsia sarà effettuata la prossima settimana e si capirà se al momento della fuga il 23enne era o meno sotto l'effetto di sostanze stupefacenti

PADOVA - Le accuse lanciate alla polizia, di avere pestato e gettato nel fiume Brenta il giovane tunisino Oussama Ben Rebha, si stanno sciogliendo come neve al sole. L'esame...

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PADOVA - Le accuse lanciate alla polizia, di avere pestato e gettato nel fiume Brenta il giovane tunisino Oussama Ben Rebha, si stanno sciogliendo come neve al sole. L'esame esterno effettuato sul corpo del 23enne non ha mostrato alcun segno di violenza. La Procura di Padova ha fissato l'autopsia per lunedì o martedì della prossima settimana, ma l'esito appare quanto mai scontato: il decesso del ragazzo nordafricano è avvenuto per annegamento. Sarà però utile appurare, attraverso gli esami tossicologici, se al momento della fuga era o meno sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.

L'inchiesta

Con il passare dei giorni gli inquirenti stanno acquisendo sempre più elementi a favore degli agenti intervenuti in via Querini, nel quartiere di Pontevigodarzere a nord della città, per effettuare un controllo su Oussama e i suoi tre amici. Il pubblico ministero Luisa Rossi, titolare delle indagini, ha aperto un fascicolo per resistenza a pubblico ufficiale e al momento non c'è alcuna persona iscritta nel registro degli indagati. Ma gli investigatori non hanno dubbi su quanto sia accaduto martedì intorno alle 16. A suffragare la tesi di una perfetta azione da parte degli agenti della Sezione volanti, ci sono anche due testimoni. Entrambi, agli inquirenti, hanno raccontato le stesse cose. Il tunisino avrebbe strattonato con forza un poliziotto, divincolandosi e tentando la fuga per poi lanciarsi nelle fredde acque del Brenta. L'agente, rimasto contuso, avrebbe provato a salvare la vita al ragazzo richiamandolo a riva e allungandogli un pezzo di legno raccolto sull'argine: «Avvicinati - gli ha gridato - vieni qua e aggrappati al ramo». Non è successo e il corpo del giovane si sarebbe inabissato quasi subito. È stato ritrovato senza vita mercoledì mattina. La famiglia di Oussama, in questi giorni, ha contattato diversi avvocati del foro di Padova per chiedere un supporto legale, ma alla fine non è stato ingaggiato nessuno. Oussama, irregolare in Italia, sposato con una ragazza francese e padre di un bimbo di un anno, era arrivato poco più di tre mesi fa dalla Francia. In Italia aveva già due precedenti penali per spaccio e un ordine di espulsione del questore di Padova. Martedì pomeriggio al momento del controllo dei poliziotti era appunto con tre amici, due tunisini e un algerino, che sono riusciti a scappare. Adesso le indagini condotte dagli uomini della Squadra mobile andranno a concentrarsi su chi avrebbe accusato ingiustamente la polizia di avere pestato e gettato nel Brenta il giovane straniero. Sarebbe stata Assia Dahhani, amica di Oussama, a raccontare di avere ricevuto una videochiamata da uno dei ragazzi in fuga dagli agenti dove si sarebbe visto un poliziotto pestare e gettare nel fiume il 23enne tunisino. La ragazza, nei prossimi giorni, verrà interrogata dalla Procura e rischia una denuncia per calunnia. Gli inquirenti stanno cercando tracce della videochiamata, ma al momento non sarebbe emerso nulla di utile alle indagini. 

 

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Il Gazzettino