Orrore a Cinto, pitbull “seviziato” dai proprietari per fargli cadere la coda: la rabbia degli animalisti

Lo “strozzamento” della coda è una pratica vietata, così come il taglio delle orecchie
CINTO CAOMAGGIORE - Increscioso episodio  domenica pomeriggio - 5 giugno - che ha spinto gli animalisti di Meta Pordenone nel Veneziano fino a Cinto Caomaggiore....

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CINTO CAOMAGGIORE - Increscioso episodio  domenica pomeriggio - 5 giugno - che ha spinto gli animalisti di Meta Pordenone nel Veneziano fino a Cinto Caomaggiore. Dal piccolo centro era infatti arrivata segnalazione di un caso di maltrattamento di animali. I proprietari di un cane  avevano stretto la coda del loro pitbull con un filo di ferro ricoperto da una guaina plastica. Si tratta, purtroppo, di una pratica usata per far cadere la coda del povero animale attraverso l’arresto della circolazione sanguigna. Una tipologia di intervento dolorosissima e vietata dalla legge alla pari del taglio estetico delle orecchie in voga fino ad alcuni anni fa.



L’ALLARME
A Cinto Caomaggiore i gemiti del povero pitbull protrattisi per tutta la notte tra sabato e domenica avevano convinto più di qualcuno a chiedere un intervento nel cortile dell’abitazione in cui la povera bestia era custodita. Non essendo raggiungibili le guardie zoofile venete, la segnalazione era stata fatta nel vicino Pordenonese. Gli animalisti del Meta si sono subito recati sul posto, testimoniando l’accaduto anche fotograficamente e chiedendo un intervento immediato delle forze dell’ordine. Sono dunque arrivati sia una pattuglia dei carabinieri di Portogruaro che, allertata dai militari, una veterinaria dell’Ulss 4. Tra lo stupore degli animalisti, quest’ultima ha visitato l’animale, lo ha liberato del laccio ma ha valutato non vi fossero gli estremi per toglierlo subito al suo poco sensibile proprietario. Non è ancora chiaro se il pitbull abbia salvato la coda o no.

PRATICA FUORILEGGE

La pratica del laccio per indurre artificiosamente la necrosi, oltre che dolorosa, talvolta porta con se risvolti molto gravi, come infezioni che possono costare care all’animale. «Non si tratta purtroppo di un caso isolato, la pratica è ancora presente anche se vietata. Nello stesso cortile poi c’era anche un secondo cane, questo con evidenti problemi a entrambi gli occhi. Ci stupisce che siano stati lasciati al proprietario», fanno sapere dal Meta. L’associazione è intenzionata a presentare un esposto alla Procura di Pordenone, atto che potrebbe non rivelarsi necessario qualora la veterinaria intervenuta domenica pomeriggio decidesse di segnalare lei stessa l’accaduto ai carabinieri ravvisando gli estremi di un reato. «Il Codice penale punisce questo genere di maltrattamenti con pene fino a 18 mesi di carcere, nei casi più gravi, e con multe fino a 30mila euro», ricordano gli animalisti del Meta decisi a non lasciar correre il brutto episodio e soprattutto a garantire al pitbull un’esistenza meno tribolata.
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Il Gazzettino