Il freddo dello scorso inverno ha fatto strage di cervi e caprioli

Un cervo nel bosco
Più di cento nel solo Agordino. Più di mille nell’intera provincia di Belluno. È questo il numero di caprioli e cervi morti nel corso dell’ultima...

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Più di cento nel solo Agordino. Più di mille nell’intera provincia di Belluno. È questo il numero di caprioli e cervi morti nel corso dell’ultima stagione invernale a causa del freddo particolarmente rigido. Ma si tratta di dati provvisori e il censimento è in continuo aggiornamento e aumento. È stato questo uno dei temi più importanti dibattuti nel corso dell’incontro svoltosi tra i sindaci e rappresentanti delle quindici Riserve venatorie di tutto l’Agordino (non sedici quanti sono i Comuni perché Gosaldo e Voltago ne costituiscono una unica, ndr) che si sono ritrovati nella sede dell’Unione montana di Agordo sotto la guida di Alberto Colleselli (presidente del Distretto venatorio agordino) e ospiti del presidente dell’Unione Fabio Luchetta nella sede di via XXVII aprile 1945.


 

LA RELAZIONE
«Ad esempio nel territorio comunale di Colle Santa Lucia, con l’arrivo della primavera, prati e boschi hanno restituito trenta bestie morte, ben cinquanta quelle trovate a Selva di Cadore. D’accordo con i rispettivi sindaci, alcune le abbiamo interrate, altre sono state lasciate a decomporsi nell’ambiente – spiega Colleselli – come può accadere in natura; altre sono state smaltite con le ditte interessate a recuperare le pelli. Abbiamo avuto però l’attenzione di non abbandonare dei capi in prossimità dei paesi e dei sentieri. Non lo possiamo fare sia per questioni igieniche sia per non inficiare il movimento turistico». Su questo punto, che è molto importante e vede i circa 400 soci iscritti alle 15 diverse riserve coinvolti non come cacciatori, ma nella tutela dell’ambiente, la decisione assunta è stata quella di aprire un tavolo che coinvolga sia la Provincia sia la Regione. Soprattutto per non rimanere spiazzati da un altro inverno simile.
LO SMALTIMENTO
Altro punto all’ordine del giorno è stato quello dello smaltimento dei cascami, cioè dei resti, pelle e ossa, dei capi uccisi dai cacciatori. «Una volta esisteva un sistema che ora non è più valido – spiega Colleselli – e quindi oggi bisogna attrezzarsi. Da questo punto di vista Luchetta ha dato la propria disponibilità a trovare una soluzione con la Valpe, la società che per conto dell’Unione gestisce la raccolta e la gestione dei rifiuti. I cacciatori dell’Agordino, ribadendo il loro impegno di presenza attiva sul territorio e nella società locale, hanno a loro volta dato la disponibilità per risolvere un altro problema: «Seppure in numero inferiore rispetto ad altre zone della provincia, anche noi abbiamo il problema degli animali morti o feriti in maniera irreparabile dopo lo scontro con automobili. Da parte nostra, siamo disponibili a intervenire come Riserva di caccia, ma dobbiamo avere la garanzia che questa nostra azione sia permessa e tutelata a tutti i livelli».
IL PROPOSITO

Infine, nella riunione tenutasi nella sede dell’Unione montana, sono state presentate alcune iniziative tese ad aumentare la sicurezza dei cacciatori e degli stessi cittadini, con esercitazioni di sparo collettive in presenza di esperti ed istruzione ai cacciatori sugli obblighi di legge per il rispetto delle distanze da strade ed abitati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino