BELLUNO - Angelika Hutter, l’automobilista che ha investito e ucciso mezza famiglia veneziana, non migliora. Ancora non c’è una diagnosi e il ricovero...
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IL DISAGIO
Sulle condizioni psichiche di Angelika si è soffermata a lungo anche il giudice per le indagini preliminari, Enrica Marson, nella sua ordinanza con cui ha confermato il carcere per l’indagata. Ha parlato di «un probabile disagio personale di una persona che vive in una condizione di precarietà e che palesa tratti di trasgressività e reattività». Nella ricostruzione dei fatti è emerso che l’automobilista tedesca a girovagato avanti e indietro in via Udine per 15 minuti, prima di investire e uccidere mezza famiglia veneziana che era a passeggio sul marciapiede. Era giovedì 6 luglio alle 15,15 quando l’Audi della donna uccide Mattia Antoniello, 2 anni , il papà Marco Antoniello, che lo stava spingendo nel passeggino e la nonna materna Mariagrazia Zuin, 65enne. Un incidente arrivato al culmine di una serie di scatti d’ira e rabbia visti da molti testimoni.
IL MISTERO
Il procuratore Paolo Luca aveva sottolineato come nell’incidente stradale ci fossero molte zone d’ombra: «È importante che la Hutter ci spieghi cosa è successo». La speranza è che l’arrivo del fratello, Martin Hutter in viaggio dalla Baviera verso il Bellunese, possa aiutarla a riprendere contatto con la realtà e ad aprirsi. Nel suo passato c’è sicuramente un tassello che può ricomporre il quadro: ad ottobre 2022 qualcosa è successo. Come riportato dal quotidiano tedesco Bild in quei giorni «doveva esserci stata un’operazione di polizia a casa dei suoi genitori». Il quotidiano tedesco ha raccolto infatti le testimonianze dei vicini della ragazza che hanno riferito: «Prima è arrivata una pattuglia, poi una seconda. Il padre è uscito, ma non abbiamo scoperto esattamente cosa è successo». Una settimana dopo, la ragazza, che prima lavorava come designer freelance, spiegano i vicini «ha spinto un materasso nella sua Audi ed è andata via. Si diceva che fosse partita per l’Europa meridionale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino