Anestesisti in fuga da Udine trovano "riparo" a Pordenone. E in Friuli rischiano di fermarsi le operazioni programmate

Una Rianimazione
Sembra una storia al contrario, perlomeno rispetto alla “tradizione”. I professionisti della Rianimazione lasciano l’ospedale di Udine per trasferirsi in quello...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Sembra una storia al contrario, perlomeno rispetto alla “tradizione”. I professionisti della Rianimazione lasciano l’ospedale di Udine per trasferirsi in quello di Pordenone, dove secondo i sindacati «l’organizzazione è migliore». Non solo. Sono anche i giovani specializzandi che una volta terminata la seconda fase degli studi scelgono il Santa Maria degli Angeli, nel capoluogo del Friuli Occidentale. È successo nell’ultimo anno e sta succedendo ancora. Il risultato? La Rianimazione di Udine è semplicemente in rivolta. E il sindacato che rappresenta i rianimatori è pronto alla battaglia, avendo preso già delle decisioni drastiche. 


IL PUNTO


«Siamo in questa situazione - spiega senza giri di parole Alberto Peratoner, leader regionale dell’Aaroi -: gli anestesisti scappano dall’ospedale di Udine per andare in quello di Pordenone, molto più organizzato per quanto riguarda le cure intensive». Un tema che è stato al centro dell’assemblea sindacale di lunedì, al termine della quale sono state prese decisioni forti. Gli anestesisti rianimatori dell’ospedale di Udine hanno deciso di ridursi l’orario lavoro, a partire da dicembre, al minimo contrattuale, cioè 38 ore settimanali, «fintanto che non verranno applicati i correttivi richiesti». «Questo andrà ad escludere ogni tipo di attività aggiuntiva, a tutela di quelle che sono le esigenze delle urgenze ed emergenze. Ci saranno inevitabili ripercussioni nelle attività programmate e nella riduzione dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici. La direzione dell’Azienda e la direzione del Dipartimento purtroppo non sono stati in grado di dare, ad oggi, risposte soddisfacenti ai punti evidenziati». 


LE RIVENDICAZIONI


«In questi ultimi due anni - prosegue il sindacato - il Dipartimento di Anestesia Rianimazione dell’ospedale di Udine ha visto una continua progressiva perdita di personale medico dovuta non solo ai previsti pensionamenti ma anche a numerosi licenziamenti e trasferimenti, senza possibilità alcuna di reintegro. Allo stato attuale la situazione risulta molto critica mancano 18 medici anestesisti rianimatori su un organico previsto di 80 unità, con conseguente importante aumento del carico di lavoro per i restanti colleghi. L’ospedale di Udine a livello regionale rappresenta il principale collettore regionale di tutte le patologie e percorsi di cura, soprattutto quelli più complessi. La figura del medico anestesista rianimatore, anche dopo la pandemia, continua a rappresentare un ruolo di fondamentale e cruciale importanza. Proprio in questo ospedale si sta assistendo ad una vera fuga e disaffezione di questi professionisti e risulta essere la struttura più in sofferenza in tutta la regione. Vige la costante richiesta da parte di AsuFc di garantire ed erogare più prestazioni e servizi, a fronte di un organico depauperato e non in grado di sostenere questa pressione. Questo costante aumento del carico lavorativo programmato pone di fatto oggi in gioco la sicurezza dei pazienti e dei percorsi di cura». 


IL RISCHIO


Tutti questi aspetti fanno sì che sempre più professionisti si stanno demotivando e sono spinti a licenziarsi. «Senza la capacità di integrare nelle equipe i giovani medici specialisti, gli organici sono destinati a ridursi sempre più e già oggi non sono in grado di sostenere i turnover dei pensionamenti e dei numerosi licenziamenti volontari. I medici sono poi preoccupati, e totalmente sfavorevoli, che si ricorra a contributi esterni, come le cooperative private di medici, per coprire i buchi del sistema, in punti nevralgici ad elevata intensità di cura e di criticità dei pazienti. La sicurezza e la qualità delle cure sarebbe oltremodo penalizzata». 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino