Andrea morto sulle piste da sci, «Un perito stabilisca le responsabilità»

Andrea morto sulle piste da sci, «Un perito stabilisca le responsabilità»
BELLUNO - Sarà una consulenza tecnica a fare definitivamente luce sulle responsabilità relative alla morte del piccolo Andrea Rossato, di Mestre, deceduto ad appena...

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BELLUNO - Sarà una consulenza tecnica a fare definitivamente luce sulle responsabilità relative alla morte del piccolo Andrea Rossato, di Mestre, deceduto ad appena 9 anni sulle piste di sci. 

Lo ha stabilito la Corte d'appello di Venezia che era stata chiamata a pronunciarsi, in secondo grado, sulla condanna ad un anno inflitta dal Tribunale di Belluno nei confronti di Luigi Pompanin, presidente della Ista che gestisce gli impianti e le piste da sci e del mestrino Giuseppe Bisotto al quale erano stati affidati i ragazzini durante una giornata in montagna. 
La Corte d'appello, che proprio l'altro giorno avrebbe anche potuto emettere la sentenza, ha invece sostenuto che non può decidere senza una perizia che faccia piena luce su quanto era accaduto nel marzo del 2011. Una verifica tecnica che di fatto fa ripartire la fase istruttoria. E a questo punto la prossima udienza è già stata fissata per il 31 maggio quando verrà ufficialmente conferito l'incarico ai periti.

LA VICENDA
I due imputati erano accusati di omicidio colposo per la morte di Andrea che era iscritto allo Sci Club Nottoli di Vittorio Veneto, deceduto il 5 marzo 2011 mentre affrontava la discesa della pista Canalino del Canalone sulle Tofane. Era la sua ultima discesa, per quel giorno, dopo le gare sostenute al mattino. Il tragico incidente accadde dopo un salto su un dosso, all'uscita del quale il bimbo non sarebbe riuscito a curvare sufficientemente, finendo così contro un grosso albero contro il quale trovò la morte.

PRIMO GRADO

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, depositate nel 2016, il giudice aveva stabilito che la pista non era messa in sicurezza e che il gruppo di ragazzini era stato portato in un tratto pericoloso per la loro età, soprattutto per quanto riguarda la larghezza. Per il giudice, quindi, la pericolosità era dovuta più che alla ripidità del percorso dalla sua scarsa larghezza. Ora però, come era stato chiesto anche in fase di primo grado, servirà una consulenza tecnica che dovrà stabilire con esattezza come sono andate le cose. «Il lavoro dei giudici di primo grado è stato fatto male - commenta l'avvocato Claudio Beltrame, difensore di Giuseppe Bisotto - e la Corte d'appello ha sostanzialmente spiegato che non aveva materiale idoneo per potersi esprimere. Quindi il processo riparte e il 31 maggio saranno conferiti gli incarichi. Dopo sette anni, insomma, non c'è ancora una risposta definitiva e in questo caso penso soprattutto alla sofferenza dei genitori del piccolo Andrea».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino