Padova. Andrea Pennacchi, tra tv e teatro: «Mettiamo alla prova la tradizione veneta»

Andrea Pennacchi
PADOVA - Non si può dire che l'agenda di Andrea Pennacchi non sia congestionata, eppure il teatro è e rimane un perno del suo lavoro. Infatti, mentre si attende...

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PADOVA - Non si può dire che l'agenda di Andrea Pennacchi non sia congestionata, eppure il teatro è e rimane un perno del suo lavoro. Infatti, mentre si attende la conferma della nuova stagione della serie tv "Petra", a pochi giorni dallo sbarco in prima serata su Raiuno come protagonista della fiction "La rosa dell'Istria" e pur riservandosi il venerdì sera per le ospitate a Propaganda Live su La7, l'artista ha scelto di fermarsi a Padova metà dicembre e tutto gennaio per provare il nuovo spettacolo "Arlecchino?" diretto da Marco Baliani e prodotto da Gli Ipocriti con il Teatro Stabile del Veneto. Il nuovo lavoro - che lo vede tra i protagonisti con Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato e Anna Tringali ha debuttato a Cittadella e girerà il Veneto con la tournée organizzata da Arteven, arrivando dal 14 al 18 febbraio al Verdi di Padova, dal 5 al 10 marzo al Toniolo di Mestre, il 13 e 14 marzo al Comunale di Vicenza, il 17 marzo a Cavarzere, il 19 marzo a Lendinara e dall'1 al 24 marzo a Treviso (info www.myarteven.it).

Pennacchi, sta funzionando questo Arlecchino col punto di domanda?
«Ovviamente parlo da dentro, però c'è una bellissima energia. Già dai provini gli attori e le attrici hanno destato in Marco una grande ammirazione, è rimasto incantato dalla bravura e versatilità del gruppo. E siamo una squadra di persone felici di essere qui a lavorare sulla tradizione, ma in maniera innovativa».

Cosa significa innovare Goldoni?
«Parlare di innovazione è sempre discutibile in teatro, ma diciamo che prendiamo Goldoni da una prospettiva diversa dal solito. Va detto però che la tradizione, in mano a gente come noi, viene messa alla prova e allo stesso tempo viene profondamente rispettata. E in ogni caso, se regge all'urto di questo gruppo di attori veneti, quella tradizione ha ancora una ragion d'essere. Stiamo dando forma a un'operazione vitale per la drammaturgia goldoniana».

Quanto è stato complesso fermare cinema e tv per dedicarsi tre mesi solo al teatro? Chi glielo fa fare?
«È una domanda che mi ha fatto anche Marco quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto. La risposta è semplice: il Teatro è stato il mio primo amore e in Teatro misuro la mia efficacia nel rapporto con il pubblico. E poi c'è una ragione cruciale che mi fa stringere i denti: questa cosa che stiamo facendo nasce da un'idea di Pierluca Donin. Fu lui a mettere in contatto lo Stabile del Veneto con Gli Ipocriti e Baliani con me, perché riteneva fosse avvenuto il momento di far uscire la tradizione veneta dalle nostre frontiere. Credo che, dopo la sua scomparsa, questa messa in scena sia anche una dedica a lui, per dimostrare che aveva ragione».

E dopo il debutto di Arlecchino? Tra 10 giorni sarà in prima serata con la rosa dell'Istria. Com'è nato il progetto?
«Tutto è iniziato qualche anno fa, ma come tutti i progetti in RAI ha avuto una lunga gestazione. Il film è stato girato nel goriziano, a Trieste e in alcune zone del Friuli. Si parla di foibe e di fuga dalle persecuzioni seguendo la storia di una famiglia istriana, con un gruppo di attori davvero molto bravi».

Altri progetti in cantiere?


«Dopo la prima uscita su Rai5, i due spettacoli sull'epica omerica sono andati in replica in occasione dell'uscita con People del mio libro che raccoglie entrambi i racconti. Nel frattempo aspettiamo la conferma del ritorno di Petra per la terza serie. E poi stiamo cercando una produzione per un film sul Pojana c'è qualche manifestazione di interesse, ma niente ancora di definito». 

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Il Gazzettino