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Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino commenta la situazione dei giovani nel mondo del lavoro.
Recenti studi sul mondo del lavoro dimostrano che i giovani sarebbero sempre meno interessati a ruoli di leadership. Immagino a questo punto il biasimo dei molti che amano accanirsi sui giovani tacciandoli di essere poco ambiziosi. Fermi un attimo, ragioniamo, perché la concezione del lavoro non è cambiata di punto in bianco, ma ha subito varie trasformazioni nell'arco dell'ultimo sessantennio.
Gli attuali lavoratori sono entrati nel mercato del lavoro in una fase di precarizzazione del lavoro stesso, ma anche della famiglia. Quella dei primi anni Duemila era l'epoca in cui si iniziava a smantellare il mito del posto fisso e in quella nuova configurazione l'avanzamento di carriera all'interno di un'azienda veniva sostituita dal mito del lavoratore autonomo, che prestava le sue competenze professionali a più aziende, ma come esterno. La flessibilità ha trasformato di fatto il lavoratore in un imprenditore di se stesso. Scompariva dunque la "famiglia aziendale" e contemporaneamente cambiava anche la famiglia. I coniugi separati erano sempre meno rari e si creavano sempre più famiglie monogenitoriali.
Da un lato, maggiore autonomia individuale; dall'altro, minori tutele. Le stesse riforme della scuola hanno ibridato il sistema di istruzione nell'ottica dell'autonomia e, piaccia o meno, hanno cambiato la mission e la vision della scuola stessa: da istituzione volta alla formazione dei futuri cittadini ad agenzia per la formazione dei futuri lavoratori. Qualunque fosse l'intenzione originaria, a quanto pare i giovani che oggi pensano al loro lavoro scartano l'ambiente competitivo. Preferiscono non subire la pressione di dover guidare una squadra. Prediligono un ambiente dove poter imparare dagli altri massimizzando il proprio apprendimento. Inoltre ambiscono a collaborare con i colleghi potendo rivolgersi a loro da pari, disponendo della libertà di poter esprimere liberamente il loro pensiero senza per questo subire delle ritorsioni. Quello dell'ambiente di lavoro, dunque, è visto come una sorta di grande famiglia estesa. Una visione di certo inedita, che pone anche degli interrogativi su quale sia il loro concetto di famiglia futura. Spesso tacciati di essere privi di aspirazioni, sembra piuttosto che i giovani ci possano indicare quale sarà la via per uscire dalle persistenti crisi del lavoro e della famiglia, che con i vecchi metodi non siamo mai riusciti a risolvere.
Il Gazzettino