Fuga dalla scuola pubblica, così si indebolisce la società. Il prof Andrea Maggi: «Non piace lo scrutinio, si ricorre al Tar»

Il professore interviene sulla sfiducia tra i genitori verso la scuola pubblica percepita come un luogo competitivo, quando non addirittura pericoloso

Fuga dalla scuola pubblica, così si indebolisce la società. Il prof Andrea Maggi: «Non piace lo scrutinio, si ricorre al Tar»
Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino commenta il crollo di fiducia nella scuola pubblica, evidenziato dai ricorsi al...

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Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino commenta il crollo di fiducia nella scuola pubblica, evidenziato dai ricorsi al Tar e dalla fuga verso la “parentale”. Ecco cosa ne pensa Maggi.

Che la scuola italiana da molti non sia considerata granché è cosa risaputa, così come è chiaro che tanti genitori ritengano inattendibili le valutazioni attribuite ai propri figli, visti i numerosi ricorsi al Tar che spesso ribaltano uno scrutinio non gradito. Che, per giunta, in parecchi abbiano smesso di fidarsi della qualità dell’offerta formativa della scuola pubblica è dimostrato dall’aumento costante degli iscritti alle scuole parentali.

Sempre di più verso la scuola parentale

Il fenomeno dell’homeschooling è un caleidoscopio che ha conosciuto un incremento anche nella nostra regione fin dalla fine dei lockdown del Covid 19. Il bisogno di sapere i propri figli inseriti in gruppi selezionati e in un ambiente salubre, a contatto con la natura, per nulla pressati da orari, verifiche e interrogazioni, e non più “imprigionati” tra quattro mura a subire una didattica nozionistica impartita, a loro avviso, con metodi vessatori ha sedotto quanti hanno iniziato a considerare la scuola pubblica un luogo eccessivamente competitivo, quando non addirittura pericoloso, in cui le interazioni sociali non di rado degenerano in bullismo o cyber bullismo.

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Scuola pubblica e partecipazione politica. Cosa hanno in comune?

Mi è capitato di parlare più volte con genitori che hanno preferito la scuola parentale per i loro figli. Molti di loro hanno fatto una scelta di vita basata sul “ritorno alla natura”: coltivazione del proprio orto per l’autosufficienza agro-alimentare della famiglia; uso di prodotti non inquinanti per la pulizia della casa e bando di media e social media. Integerrimi, e per certi versi encomiabili per questo tentativo di creare un ambiente sano per i figli. D’altro canto, tutti questi genitori con cui ho parlato mi hanno dimostrato una grande diffidenza, quando non addirittura un’aperta ostilità, nei confronti delle istituzioni, accusate principalmente di non voler affrontare i temi più urgenti, primo fra tutti quello della tutela dell’ambiente, fino a che lo scoppio della pandemia del Covid-19 non ha costretto tutti a un biennio di lockdown più o meno intermittenti che tanto hanno segnato i giovani e i meno giovani, molti dei quali ancora fanno i conti con ansie, depressioni e disturbi di altro genere derivati proprio da quei tempi sciagurati. Il rancore nei confronti delle istituzioni si è esteso anche alla scuola, che di fatto è l’istituzione principe con cui si interfacciano i giovani e i loro genitori. Ecco spiegato come la fuga dalla scuola pubblica di tante famiglie faccia da pendant al calo sempre più drastico della partecipazione politica. Come a dire che non ci si può fidare della scuola pubblica dato che è un’emanazione di quello Stato che ti induce a obbedire e che, però, non ascolta le istanze dei suoi cittadini. Con questo ritorno a una sorta di “feudalesimo” dell’istruzione qualcuno tenta una soluzione che di primo acchito può allontanare i problemi, ma che a lungo andare indebolirà la società intera. Nonostante tutte le sue innegabili imperfezioni, la scuola pubblica è l’unica fabbrica di inclusione, di convivenza civile e di pari opportunità in grado di garantire la sopravvivenza della democrazia, perché è il primo laboratorio di partecipazione sociale in cui concretamente agiscono genitori, studenti, dirigenti, A.t.a. e insegnanti. Se si sfalda la scuola, si sfalda tutto il resto.

 

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Il Gazzettino