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Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino ci parla oggi delle mamme, definite "le arcinemiche degli insegnanti". Ma c'è da chiedersi il perché e Maggi lo fa, scavando in un ruolo difficile da mantenere, in bilico fra un passato che non se ne va e una modernità che richiede fatica ma non porta ancora benefici sociali, come se fosse la società stessa e la sua organizzazione ad essere in perenne ritardo. Ecco cosa ne pensa Maggi.
PUNTI DI VISTA
In occasione della Giornata mondiale degli insegnanti ho letto tantissime idiozie sul mestiere che faccio. Una su tutte è il luogo comune che l'insegnante sia prima di tutto una vocazione. Non una professione. Ecco spiegato il motivo per cui ci pagano poco: ai volontari si danno grandi pacche sulle spalle, mentre i professionisti li devi pagare bene. Certo, bisogna essere portati, ma questo vale per tutti i mestieri. E ci vuole competenza anche per insegnare; non basta la buona volontà. Per sfinimento a ciò che è stato già detto non aggiungerò altro.
Mamme e insegnanti si scannano vicendevolmente nell'eterna guerra tra poveri e la prospettiva sconfortante è che delle due parti nessuna avrà mai la meglio. Del resto, essere mamma oggi non è mica facile. Devi occuparti dei figli e, se ce l'hai ancora, del marito/compagno, che, essendo italico-mammone, nella maggior parte dei casi praticamente non è autosufficiente. E poi devi anche lavorare, ed essere sempre in ordine, perché se hai un capello fuori posto la gente ti critica. Essere mamma oggi significa pensare alla casa come una volta, altrimenti la suocera ti fa gli occhi perplessi; e in aggiunta devi essere impeccabile al lavoro.
Come a dire che devi essere pari e dispari contemporaneamente, per giunta con una bella piega, con il vestito giusto e con il sorriso.
Perché dopo aver accompagnato i figli a scuola si riuniscano al bar per sfogarsi su docenti, compiti e servizi scolastici. Per non parlare delle mamme social, che quando assurgono al ruolo di influencer riescono a dare il meglio, cioè il peggio, di sé; come Mammadimerda, che qualche tempo fa ha lanciato una petizione per modificare il calendario scolastico e mandare i figli a scuola anche a luglio, scatenando il disappunto di tutta la classe docente. Figuriamoci: in questo ottobre tropicale nelle aule scolastiche ci sono trenta gradi. A luglio ce ne saranno quarantacinque. Questa proposta, al di là della sua assurdità, rivela il problema di fondo: la nostra società è ancora troppo punitiva nei confronti delle mamme che lavorano. Per questo è urgente cambiare passo, incominciando con il pretendere più attenzione per le donne e per le madri che lavorano. Le guerre tra poveri non aiutano. Ci vogliono un cambiamento culturale e vere politiche di sostegno. Non domani. Adesso.
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