VENEZIA Ora che volano gli stracci, spuntano le carte. E i documenti di Palazzo Balbi dicono che la “Task force regionale per la definizione di misure di prevenzione e...
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I TAMPONI
Dopo cento giorni, arriva dunque al pettine il nodo dei tamponi, già al centro dell’ormai famoso carteggio dell’11-12 febbraio. Quando ancora non è scoppiata l’epidemia in Veneto, Mantoan chiede conto a Flor e Crisanti di quanto letto sui giornali circa l’intenzione aziendale di estendere i controlli anche ai soggetti asintomatici provenienti dalla Cina, attività che «non rientra tra le prestazioni coperte dal fondo del Servizio sanitario nazionale», mentre «il coordinamento centrale di ogni azione è l’elemento imprescindibile per la corretta risposta all’emergenza». L’indomani lo scienziato risponde che secondo lui «sarebbe opportuno effettuare il saggio diagnostico anche in persone provenienti da aree endemiche e con storia di esposizione a persone infette», ma precisa che alcune sue affermazioni «sono state travisate dagli organi di stampa» e assicura di volersi attenere alle «disposizioni ministeriali e regionali». In ballo c’è infatti una possibile contestazione di danno erariale. Sembra finita lì, ma ventiquattr’ore dopo l’esplosione del primo focolaio, il Movimento 5 Stelle divulga l’incartamento e accende la polemica politica, spenta solo a partire dal 3 marzo con la nota telefonata di Crisanti al governatore Luca Zaia in cui viene deciso l’avvio dell’indagine scientifica su Vo’. Dopo di allora i due si tributano reciprocamente stima, alleati anche rispetto alle critiche dell’Organizzazione mondiale della sanità sui test a tappeto.
IL CHIARIMENTO
Il resto è cronaca di questi giorni, con l’entusiasmo di Crisanti per il raggiungimento di “zero contagi” e la cautela di Zaia e Russo nella valutazione della tendenza. Fino all’attacco sferrato ieri dal parassitologo, al culmine di una settimana che l’ha visto anche protagonista dell’annunciata collaborazione con Luxottica, una partita che vale 600.000 euro solo per i reagenti che servono a 40.000 tamponi. «Di questa consulenza per Luxottica abbiamo saputo solo dai giornali – dice però Mantoan – così com’è stato per la questione dei cinesi e per la fornitura di materiali dall’Imperial College di cui parla ora il professor Crisanti. Ma questa volta mi guardo bene dallo scrivere alcunché: non voglio altre strumentalizzazioni, ci penserà il dottor Flor». Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera non si tira indietro: «Mi dissocio dal definire “baggianata” il piano di sanità pubblica, redatto dalla dottoressa Russo, che ci ha permesso di contenere il numero di malati, ricoveri e morti. Il “modello Veneto” nasce da lontano, con un grande gioco di squadra che ci ha visti partecipare ancora a gennaio alle riunioni sul Coronavirus promosse dal presidente Zaia. Non so nulla di reagenti dall’Imperial College, so però che ancora nell’ultima settimana di febbraio abbiamo cominciato ad acquistare i materiali chiesti dal professor Crisanti e ad effettuare i tamponi secondo il metodo messo a punto dall’ospedale Charité di Berlino. Due quinti sono stati fatti da noi, il resto dalla rete del Veneto. Per questo vorrò un chiarimento con il direttore Crisanti. Dentro la squadra ognuno ha il suo ruolo e rispetta le regole. E questo vale per tutti».
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Il Gazzettino