(m.zi.) Una giornata strana al collegio Leopardi. Sguardi bassi, poca voglia di scherzare, vista la tragica fine di una delle persone che abitavano in quelle stanze. Da oltre un...
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«Era un bravissimo ragazzo - assicurano i compagni che dividevano con lui l'alloggio alla Leopardi - Sempre tranquillo. L'altra sera era andato al locale insieme ad un altro amico, sempre nigeriano». L'amico della vittima è stato sentito ieri dalla forze dell'ordine che stanno indagando sull'accaduto, per chiarire la dinamica dei fatti. Agaga aveva 34 anni ed era arrivato a Padova nello scorso settembre. Come tutti gli ospiti della Leopardi, che cambiano, ma che in alcuni casi sono a Padova da molti mesi, si muoveva anche lui in bicicletta in una città che stava ormai imparando a conoscere dopo oltre sei mesi di residenza con il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Una storia come tante quella di Terry Agaga, simile a quelle dei compagni. In Nigeria in molte zone del paese si vive in una situazione di rischio continuo e la scelta di attraversare prima il Sahara e quindi il Mediterraneo per arrivare in Europa è diffusa, soprattutto tra i cristiani. Rispetto a persone di altre nazionalità, che magari raggiungono le rispettive comunità in altri paesi europei, i nigeriani rimangono più spesso in Italia. Qui affrontano un percorso di integrazione che fa parte del programma di accoglienza, con corsi di italiano, soprattutto in attesa della convocazione della commissione che deve valutare l'ammissibilità dello status di rifugiato. Una convocazione che per Agaga non arriverà mai. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino