Tra le tante richieste di modifica del bilancio 2015 della Regione Veneto - da mercoledì all’esame del consiglio per il voto finale - una riguarderà l’eliminazione...
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Tanto per fare un esempio: il Comune di Venezia non ha nemmeno risposto all’indagine avviata dall’agenzia regionale per la protezione ambientale Arpav. Tant’è che in Regione i consiglieri dell’Idv, Antonino Pipitone e Gennaro Marotta, parlano di «indagine monca».
Il perché è presto detto. Arpav ha effettuato un’indagine intitolata "Mappatura regionale amianto" chiedendo i dati agli enti pubblici, ossia Province e Comuni. Ogni ente doveva rispondere alla seguente domanda: vi sono scuole e/o edifici pubblici aperti al pubblico con presenza di amianto? Il piccolissimo Comune di Ponte nelle Alpi, nel bellunese, ha risposto chiaramente: sì, abbiamo 7 siti con amianto, di cui 1 scuola e 6 edifici pubblici. La Provincia di Padova ha detto di avere 22 edifici con amianto e sono tutte scuole. Le Province di Treviso e di Verona non hanno risposto. Idem il Comune di Venezia: manco uno straccio di dato. In tutto sono stati 226 gli enti locali che non hanno risposto al questionario dell’Arpav. E questa omissione - dicono Pipitone e Marotta che hanno presentato un’altra interrogazione al presidente della Regione, Luca Zaia - «inficia le risultanze del report».
Ma la di là delle omissioni e delle mancate risposte, il monitoraggio di Arpav è «monco» perché non dice quali sono gli edifici e quali sono le scuole con amianto. Ad esempio: quali sono le 22 scuole con amianto citate dalla Provincia di Padova? Dove sono? Che tipo di lavori andrebbero fatti?
È per questo che i due consiglieri dell’Idv tornano alla carica: «La giunta regionale deve comunicare alle commissioni consiliari competenti per materia tutti i dati riguardanti gli edifici scolastici del Veneto che sono a rischio amianto, identificando le singole scuole nome per nome e fornendone un elenco dettagliato, effettuando quindi un monitoraggio davvero completo. La provincia di Padova, ad esempio, ha il più alto numero di scuole ed edifici pubblici aperti al pubblico con presenza di amianto, ma anche il più alto tasso di enti locali che non hanno risposto alle domande dell’Arpav, il 50 per cento. È evidente la necessità di un nuovo monitoraggio, per poter avere un quadro davvero rappresentativo della realtà».
Dopodiché bisognerà bonificare gli edifici. E anche qui occorre sapere quanti soldi serviranno e quanti anni ci vorranno. Sperando che nel frattempo i rischi per la salute degli studenti - e di chi frequenta gli edifici pubblici - siano limitati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino