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TREVISO - «C'è un via vai continuo di pazienti, che rischiano anche di diffondere malattie». È questa, in sintesi, la considerazione che ha spinto una parte dei residenti nel condominio "Residence degli olivi", lungo viale IV Novembre, a presentare ricorso al Tar contro la presenza degli ambulatori dei medici di famiglia. Qui ce ne sono due. Per quello al piano terra, a quanto pare, non ci sono problemi. Il nodo riguarda invece gli studi al primo piano, dove operano tre dottori di base riuniti nella medicina di gruppo denominata "Treviso verso Silea".
Ambulantorio medico nel condominio: la rivolta
Il legale incaricato dal condominio già lo scorso aprile aveva chiesto all'Usl della Marca di far trasferire i camici bianchi altrove. In sostanza, gli spazi interni dell'edificio non vengono considerati adeguati per accogliere un flusso continuo di persone ammalate. Oltre a una questione logistica, quindi, c'è anche il timore che possano verificarsi dei contagi. Tanto più in un periodo nel quale si stanno inevitabilmente moltiplicando i casi legati a Covid e influenza stagionale.
La risposta dell'Ulss all'avvocato dei residenti
Alla richiesta avanzata dall'avvocato, però, l'azienda sanitaria trevigiana ha risposto evidenziando "l'insussistenza delle condizioni per dichiarare la decadenza del rapporto convenzionale con i medici di medicina generale facenti parte della medicina di gruppo Treviso verso Silea", che ha sede nella struttura in questione.
«I medici non creano nessun disturbo»
«I medici di medicina generale non creano alcun disturbo mette in chiaro Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca quella del medico è un'attività pubblica che può stare anche all'interno di un condominio. Tra l'altro i medici ormai ricevono per appuntamento, cosa che di per sé limita eventuali disagi. In caso di positività al Covid, poi, chi va in ambulatorio usa la mascherina. Francamente non capiamo il perché di questo accanimento».
Ricorso al Tar
Fatto sta che il condominio "Residence degli olivi" di viale IV Novembre ha deciso di ricorrere al Tar domandando l'annullamento della nota di diniego dell'azienda sanitaria. Tradotto: si è convinti che vista la situazione ci siano tutti i presupposti affinché l'Usl rompa il rapporto di convenzione con i medici che lavorano negli ambulatori al primo piano. L'azienda sanitaria si è costituita in giudizio, affidando l'incarico a un legale e preventivando una spesa di quasi 10mila euro.
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