Muore in ascensore, i figli accusano: «Ambulanza arrivata dopo 75 minuti»

Rosanna Forcolin e l'ospedale di Mestre
MESTRE - Ha la voce rotta dal dolore. Ed è comprensibile. Sono appena trascorsi due giorni da quando la madre, Rosanna Forcolin, 67 anni, è morta. E insieme ai familiari si...

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MESTRE - Ha la voce rotta dal dolore. Ed è comprensibile. Sono appena trascorsi due giorni da quando la madre, Rosanna Forcolin, 67 anni, è morta. E insieme ai familiari si trova non solo a doversi confrontare con la sofferenza di una perdita improvvisa ma anche con la rabbia per il modo in cui si è consumata la tragedia. «Il magistrato ha aperto un’inchiesta e ha disposto l’autopsia per capire le ragioni del ritardo dei soccorsi e se mia mamma poteva essere salvata o almeno assistita fino all’ospedale. Abitava a Chirignago a circa quattro chilometri dall’Angelo eppure l’ambulanza ha impiegato un’ora e un quarto per arrivare a casa. È spirata mentre la stavano portando giù con l’ascensore». A parlare è Francesco Reato, 39 anni, di Maerne di Martellago. È lui che si fa interprete della disperazione del padre Sergio, 69 anni, del fratello Lorenzo di 42 e delle sorelle Monica e Manola di 41 e 38 anni.




«Siamo persone semplici, operai non vogliamo soldi o visibilità, ma giustizia per la mamma che non meritava una fine del genere. Per questo abbiamo deciso di sporgere denuncia ai carabinieri raccontando cos’è successo. Fare chiarezza magari potrà risparmiare ad altri il nostro strazio».



È venerdì pomeriggio quando Sergio e Lorenzo, che vivono con Rosanna nell’appartamento al civico 11/8 di Piazza Vittorino da Feltre, decidono di chiamare il medico. La donna, colpita 11 anni fa da una importante emiparesi sul lato sinistro del corpo e costretta su una carrozzina, ha perso appetito e ha gli occhi cerchiati di nero. «La prima telefonata - continua Francesco - è al medico di base in orario di ambulatorio che ci risponde che non può muoversi e che è meglio che ci rivolgiamo al 118. Sono le 16.03. Dalla centrale ci dicono che inviano subito l’ambulanza. Passa mezz’ora. Nulla, alle 17 richiamiamo e veniamo assicurati che è "per strada".



Quindici minuti dopo Lorenzo richiama innervosito. Finalmente i sanitari suonano alla porta. Salgono in camera sistemano la mamma e mentre sono con lei in ascensore la situazione precipita. La stendono sul pianerottolo delle scale, le praticano il massaggio cardiaco con il defibrillatore. Tutto inutile. Allertano anche il medico di guardia, passa un’altra mezz’ora, e poi non fa altro che compilare il certificato di avvenuto decesso. È stato terribile - conclude Francesco - e ancora ci stiamo domandando perché l’ambulanza abbia impiegato oltre un’ora per raggiungerci e se la mamma poteva essere salvata con un intervento più tempestivo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino