Laghetto del Sorapis: un video per diffondere la sensibilità per l'ambiente

Il laghetto del Sorapis è una delle mete più gettonate del turismo estivo sulle Dolomiti
CORTINA - La neve abbondante che ha ricoperto sino alle soglie dell’estate tutto l’anfiteatro settentrionale del Sorapis non deve trarre in inganno: il ghiacciaio si...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

CORTINA - La neve abbondante che ha ricoperto sino alle soglie dell’estate tutto l’anfiteatro settentrionale del Sorapis non deve trarre in inganno: il ghiacciaio si sta ritirando, da anni, e di conseguenza viene influenzata la vita in quell’area, la biodiversità della fauna e della flora. Su questo si innesta il comportamento dell’uomo, delle migliaia di persone che raggiungono ogni giorno quell’ameno specchio d’acqua, per ammirare dal vivo quel colore turchese, che pare innaturale. Quegli stessi ammiratori contribuiscono al degrado, con comportamenti inconsapevoli e talvolta incivili.

 
L’OBIETTIVO
Per spiegare tutto questo, per sensibilizzare sul problema di una natura che cambia rapidamente, è stato diffuso un video, lanciato dal Museo delle scienze di Trento, dall’Università di Milano e dal Parco naturale regionale delle Dolomiti d’Ampezzo. Il documentario è stato anticipato nella Giornata europea dei parchi, il 24 maggio scorso, mentre ora è la Fondazione Dolomiti Unesco a promuoverlo. Le immagini di “Ghiacciai in ritiro. Biodiversità in estinzione” sono accompagnate da brevi relazioni di Michele Da Pozzo, direttore del Parco d’Ampezzo, da oltre trent’anni alle dipendenze delle Regole d’Ampezzo, nella gestione dell’attività forestale e dell’intero territorio: «Fino a pochi anni fa il Lago del Sorapis era una delle tante mete delle Dolomiti Ampezzane, insieme a molti altri bei laghi di questa zona – commenta Da Pozzo – ma da qualche tempo il turismo è aumentato. I cambiamenti climatici e la sempre maggior frequentazione di certi ambienti dolomitici hanno investito in maniera accelerata questo territorio, ponendoci di fronte a problemi seri di conservazione e dubbi sulla sostenibilità della frequentazione turistica. Faremo di tutto per salvaguardare questo sito e lasciarlo, nei limiti del possibile, ancora fruibile». 


IL CONTESTO


Il filmato è stato inserito nel progetto di ricerca “Insetti, piante, ghiacciai e clima che cambiano”, che arricchisce con gli interventi di diversi relatori. Christian Casarotto, glaciologo del Muse di Trento, spiega: «Dalla metà dell’Ottocento si è assistito a una continua fase di ritiro del ghiacciaio del Sorapis; oggi non lo vediamo quasi più, ma è ancora presente, protetto da uno strato di detrito superficiale che lo rende particolare sotto l’aspetto glaciale. ma anche biologico». L’entomologo Mauro Gobbi aggiunge: «Oltre al ritiro dei ghiacciai, uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico è l’incremento del detrito roccioso sulla superficie dei ghiacciai, che li sta trasformando da ghiacciai bianchi a neri. Questa copertura, se superiore a 5-10 centimetri, funge da coperta isolante che rallenta il tasso di fusione: è uno strato che offre condizioni microclimatiche particolari, come temperature medie annuali inferiori a zero gradi e umidità prossima al 100 per cento, che permettono la sopravvivenza di diversi organismi, molti dei quali ancora poco noti, che necessitano, per sopravvivere, di ambienti costantemente freddi». Nel suo intervento il botanico Marco Caccianiga integra e precisa: «Specie criofile, alcune endemiche e abituate ad ambienti termicamente estremi, si rinvengono prevalentemente sulla superficie del ghiacciaio, e non più negli ambienti limitrofi come i ghiaioni, poiché non più in grado di offrire condizione termiche idonee. Da qui, l’importanza di studiarli: i cambiamenti climatici potranno portare in pochi decenni a modifiche ecologiche di questi ambienti e delle comunità che ospitano». 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino