Alvise Zorzi, scrittore e giornalista: divulgatore moderno e colto della storia veneziana

Alvise Zorzi ritratto da Matteo Bergamelli
Alvise Zorzi (1922-2014), scrittore e giornalista Fu il primo moderno divulgatore della storia veneziana verso un...

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Alvise Zorzi (1922-2014), scrittore e giornalista



Fu il primo moderno divulgatore della storia veneziana verso un pubblico vasto, con un suo stile personalissimo fatto di un linguaggio colto ma mai irraggiungibile e di rigore storico, e i suoi libri raggiunsero una grande platea di lettori e di amanti della città. Soprattutto, ricercò con cura i temi dei quali scrivere, aprendo spaccati storici inediti sulla città e sul suo vissuto millenario.

D'altronde Alvise Zorzi a comunicare con le persone era abituato, essendo stato nel dopoguerra giornalista inviato della Gazzetta di Venezia al processo Kesselring con Indro Montanelli e Piero Ottone, per finire a dirigere a Roma i programmi culturali della neonata Rai nel 1954 (assumendo in seguito la carica di vicepresidente dell’Unione Europea di Radiodiffusione e – nel 1976 – quella di segretario generale del Prix Italia, che resse per undici anni). Il giornalismo gli fece trovare anche l'amore della sua vita, perché a Milano, qualche anno prima – mentre scriveva per la rivista del Touring Club d'Italia – conobbe Mimi Prinetti Castelletti, di famiglia aristocratica milanese.

Per altri versi nemmeno lui scherzava, provenendo da una famiglia patrizia di “casa vecchia”, cioè una delle ventiquattro più antiche tra quelle coinvolte nella vita politica della Repubblica di Venezia, alla quale aveva dato anche un doge. Nato il 10 luglio 1922 da Elio Zorzi, giornalista e scrittore, uno dei padri della Biennale e della Mostra Internazionale del Cinema, e da Irma Valeria Gelmetti, poetessa futurista della cerchia di Marinetti, ebbe come nonno Alvise Piero Zorzi, amico di John Ruskin e appassionato salvatore dei mosaici di San Marco.

Un rapporto antico e proficuo con la cultura, che gli salvò anche la vita, durante la guerra: la dominazione tedesca lo sorprese giovane e irrequieto, e più volte rischiò di mettersi nei guai per i suoi atteggiamenti critici verso il regime fascista. Un giorno fu bloccato in una retata tedesca a Piazza San Marco e, sorprendentemente, ne uscì grazie ai suoi studi classici. Si accorse infatti che il soldato di guardia stava declamando sovrappensiero alcuni versi: “Fest gemauert in der Erden - Steht die Form, aus Lehm gebrannt”. Alvise Zorzi riconobbe i primi due versi dal “Das Lied von der Glocke” di Schiller e li completò con i due seguenti: “Heute muß die Glocke werden - Frisch Gesellen, seid zur Hand”. Il soldato lo guardò dapprima sorpreso e poi, forse riconoscendo nel giovane prigioniero un fratello di lettere, lo lasciò scappare.

Casa Zorzi fu dunque luogo di un fermento letterario e culturale che arrivava da lontano, ma Alvise e Mimi ci misero del loro: lei con la bellezza di sette libri di narrativa; lui con ventisei titoli che – a partire dal 1971 – diventarono via via dei capisaldi della letteratura su Venezia: da “Sua Serenità Venezia” al geniale “Venezia Scomparsa”, che mette a raffronto la contemporaneità della città con quanto è sparito dalla caduta della Repubblica. E poi “La Repubblica del Leone” e – fra gli altri – “Venezia, una città, una Repubblica, un Impero”. Esplorò anche due periodi scarsamente trattati della storia della città, le dominazioni francese e austriaca, tenendo sempre ben fermo davanti a sé l'oggetto della sua passione: Venezia.

Nel frattempo la famiglia si allargò, con l'arrivo dei figli Pieralvise e di Morosina, ma arrivò anche il 1966 con la terrificante carica distruttiva dell'“Acqua Granda”, a seguito della quale nacquero in tutto il mondo i Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia. Alvise Zorzi ne guidò l’Associazione dal 1986 per ventisei anni, e durante questo periodo si schierò contro il tentato Expo che nel 1989 si cercò di organizzare in laguna, beccandosi anche l'accusa di far parte di una certa aristocrazia retrograda che non voleva che a Venezia nulla cambiasse. Ma Venezia fu salva e fino alla fine dei suoi giorni Zorzi non mancò mai di far mancare il suo appoggio a difesa della città, schierandosi con il Comitato Consultivo per Venezia dell'Unesco.


Alvise Zorzi morì improvvisamente a Roma il 14 Maggio del 2016, lucido fino all’ultimo istante.




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Il Gazzettino